Mimmo Muolo, vaticanista di Avvenire, offre un nuovo avventuroso romanzo, “Per un’altra strada – La leggenda del Quarto Magio”. Il viaggio del protagonista diventa metafora dei drammi del nostro mondo e della nostra tortuosa ricerca del senso della vita.
Secondo una leggenda, i magi venuti dall’Oriente per rendere omaggio a Gesù appena nato erano quattro e non tre. Il quarto, Artaban, avrebbe dovuto portargli in dono alcune pietre preziose. Partito in ritardo, non riuscì a raggiungere i compagni. Arrivò a Betlemme quando già la Sacra Famiglia era emigrata in Egitto per sfuggire alla persecuzione di Erode.
Nel romanzo Per un’altra strada, Mimmo Muolo reinventa il girovagare del Quarto Magio sulle tracce del Nazareno fino a un sorprendente finale. La somma dei ritardi accumulati dal protagonista si trasforma in un folgorante anticipo.
Per un’altra strada: un viaggio anche metaforico
Il mondo attraversato da Artaban nel romanzo è volutamente simile al nostro. Un mondo in cui il fenomeno migratorio ha tutti i dolorosi corollari che la cronaca ci testimonia. In cui lo squilibrio politico-economico tra il nord e il sud del mondo fa vittime innocenti, mentre i cambiamenti climatici, la prostituzione forzata, le epidemie e le persecuzioni scavano tragedie ai danni dei più deboli.
Appare chiarissima, in questo senso, l’assonanza con il magistero di Papa Francesco e la sua denuncia “profetica” di quei mali. Una denuncia che risuona anche nella recente Enciclica “Fratelli tutti”. “Per un’altra strada” sembra, infatti, esserne tributario, in particolare quando il protagonista veste i panni di un buon Samaritano ante litteram.
Il romanzo fa anche riferimento alla Bibbia, con un invito a gustarne le pagine anche sotto il profilo letterario.
E la narrazione, dando voce a questa domanda di senso, si tramuta in potente invito alla riflessione. Scrive l’Autore nell’Appendice di “Per un’altra strada”: “mi sono messo in viaggio insieme ad Artaban, ripercorrendone e a volte reinventandone l’itinerario, che è attualissima allegoria di un mondo in cui c’è una grande nostalgia di Dio e molti non sanno più dove cercarlo, come anche la recente pandemia ha evidenziato […]. A tutti auguro un felice viaggio seguendo la propria stella. Fino alla mangiatoia di Betlemme e alla tomba vuota di Gerusalemme”.