Ortopedici: 35 mila interventi rinviati causa Covid. Riduzione delle liste di attesa e aumento dei finanziamenti, le priorità nella seconda fase
Ortopedici: ridefinire le liste di attesa con riduzione dei tempi e regolamentazione dei flussi all’interno degli ospedali e riorganizzare il rapporto di partnership tra pubblico e privato. Aumentare inoltre gli investimenti con adozione di nuove tecnologie per alzare gli standard di assistenza.
Questi alcuni dei temi al centro del Virtual SIOT 2020, il Congresso della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) in programma il 6 e il 7 novembre, che riunisce oltre 2000 partecipanti in tutta Italia. Il mondo dell’ortopedia italiana a confronto per fare il punto alla luce della situazione sanitaria nazionale che ha avuto e sta avendo conseguenze sulla gestione dell’assistenza medica.
Fase 1
Nel corso del 2020, infatti, nella fase 1 della Pandemia da COVID-19 sono stati rinviati e riprogrammati in tutta Italia circa 35 mila interventi ortopedici, mentre le liste di attesa per assistenza ambulatoriale e chirurgica si sono allungate fino a sei mesi, con garanzia di intervento per i soli casi urgenti.
“Le importanti limitazioni che tutti noi stiamo sperimentando.– riferisce il prof. Francesco Falez, presidente SIOT – investono, in campo sanitario, anche l’assistenza ortopedica che non meno di altre ha risentito e risentirà delle restrizioni imposte dalla crisi sanitaria in corso. Restrizioni che tuttavia non ci impediscono di cogliere l’opportunità di ridefinire il percorso di assistenza attraverso nuove strategie di comunicazione. Questo significa ridisegnare il rapporto virtuoso tra pubblico e privato, sia in termini di strutture che di finanziamento, in modo di garantire al settore ortopedico l’impiego delle necessarie tecnologie.”
Riduzione posti letti
Alla drastica riduzione dei posti letto nei reparti di ortopedia degli ospedali italiani a beneficio dei pazienti COVID, si aggiunge il rischio di non rispettare la soglia delle 48 ore per trattamento dei pazienti fragili. Questo è dovuto alle possibili difficoltà dovute sia alla carenza di posti nelle terapie intensive, sia ad una più complicata gestione della fase post-operatoria.
“Siamo di fronte ad un nuovo scenario – afferma il dott. Alberto Momoli, Vice Presidente SIOT e Direttore della U.O.C. Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza -. L’invecchiamento della popolazione rende prioritario ridefinire nuovi parametri nella definizione del paziente fratturato. Oggi una persona di ottant’anni è ancora in attività e necessita di un recupero completo a seguito di un intervento. Con le terapie intensive occupate, un ritardo nell’assistenza del paziente può verificarsi. Il rispetto della soglia delle 48 ore per il trattamento è uno degli aspetti più critici a cui siamo chiamati a rispondere noi ortopedici, soprattutto in questa fase, migliorando il dialogo con i pazienti anziani e sottolineando l’importanza dell’attività fisica”
Infezioni post operatorie
Altro argomento rilevante che sarà trattato durante il Virtual SIOT quello delle infezioni post operatorie. Ogni anno in Italia si eseguono 200 mila interventi di protesi articolari, al 2% dei quali consegue un’infezione in caso di primo impianto, che sale all’8-10% nei casi di revisione.
“Quello delle infezioni post operatorie è un dato in crescita. – spiega il dott. Alberto Momoli. – sia per il numero di interventi che siamo in grado di realizzare, sia a causa del fenomeno della farmaco resistenza. La SIOT ha emanato le linee guida, sposando quelle internazionali. Nell’ambito di questo incontro virtuale, inoltre, promuoveremo un confronto tra le tutte le esperienze per una verifica dello stato di applicazione di questi protocolli”.
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