La ricercatrice in Scienze Biologiche e Biomediche Micaela Morelli racconta ai microfoni di Unica Radio la sua esperienza nel settore.
La professoressa Micaela Morelli si forma negli anni ’70 con la laurea in Scienze Biologiche, e inizia il suo percorso nell’Istituto di Farmacologia dell’Università di Cagliari. L’ambiente molto stimolante le ha dato l’opportunità di crescere, e le ha permesso di conoscere molti ricercatori provenienti da tutto il mondo. Queste fortunate condizioni hanno fatto sì che la scienza diventasse per lei una vera passione.
La ricerca della professoressa Morelli si è sempre basata sul sistema nervoso e sui neurotrasmettitori, sfociando poi su uno studio delle cause neuropatologiche e neurofisiologiche legate al morbo di Parkinson. Ancora oggi la sua ricerca è incentrata su alcuni dei neurotrasmettitori, come la dopamina, che influiscono sullo sviluppo del morbo.
Il suo percorso all’interno del campo neuroscientifico inizia nel momento della tesi, quando la professoressa Morelli si affida ai colleghi del dipartimento di Neurofarmacologia. Questo le ha insegnato come la ricerca sia interessante e concreta, sempre in evoluzione. Altra tappa fondamentale per la sua esperienza di studio è stato il viaggio negli anni ’80 negli Stati Uniti.
Il suo lavoro di ricerca, nell’ambito biomedico, non è applicabile solo al nostro territorio, ma universale. Il suo studio sulle malattie può influenzare positivamente regioni maggiormente colpite ma allo stesso tempo non si ferma ai confini geografici.
Le donne nella scienza
Negli anni del suo esordio in questo campo, il ruolo delle donne nel mondo della scienza era visto diversamente rispetto a quello degli uomini. Nel suo percorso ha dovuto fare i conti con le preferenze di alcuni docenti nei confronti di ricercatori maschi, ma è riuscita ad aggirare il problema. Viene infatti definita “allieva di seconda generazione” dal professor Gessa, in quanto allieva di un suo allievo, quasi un’ “allieva nipote“.
Attualmente la professoressa Morelli, riconosce un enorme miglioramento, e questo genere di discriminazione risulta un evento molto raro. Viene premiata la qualità di un ricercatore o di una ricercatrice piuttosto che il suo genere. E le donne hanno molto da premiare, sotto molti aspetti.
Negli anni ’90 la dottoressa Morelli diventa a tutti gli effetti professore ordinario, un momento gratificante nella sua vita, il raggiungimento di un obbiettivo. Grazie a questo traguardo la professoressa Morelli ha più autonomia nella ricerca, e può dotarsi di un gruppo di giovani ricercatori e ricercatrici pronti alla scoperta e allo studio del mondo. Dopotutto la ricerca è un lavoro di gruppo, e serve collaborare, specie con i giovani.
Secondo la professoressa Morelli, le giovani future ricercatrici non hanno nulla da temere. “La ricerca offre la possibilità di andare avanti, a persone con tante caratteristiche diverse” afferma. “Suggerirei a chi vuole intraprendere questo mestiere di puntare sempre alla qualità” continua, puntualizzando che non importa il dove ma è fondamentale trovare un luogo qualitativamente adatto allo sviluppo dei ricercatori.