Medici di famiglia si raccontano: la nostra professione è raramente organizzata. Una situazione di pandemia non deve essere affrontata così
Nel territorio i medici sono sempre più anziani e demotivati. Inoltre, caricati di incombenze burocratiche , super controllati nell’uso dei farmaci e nelle richieste di prestazioni. Molto spesso lasciati soli a gestire una cronicità in aumento senza gli strumenti adeguati. Giusto quindi facilitare l’ingresso dei giovani alla nostra professione. In modo da dare al medico di famiglia un ruolo attivo nella gestione della cronicità , nelle vaccinazioni e nel controllo delle liste di attesa. La medicina di famiglia deve contribuire attivamente nel territorio alla gestione dei processi di salute con competenza e professionalità. Tuttavia sempre mantenendo inalterato quel rapporto interpersonale e di fiducia con il paziente che rende il nostro lavoro per certi versi unico.
SSN
Il SSN nazionale poggia il suo essere sulla diffusione capillare nel territorio, dei medici di famiglia che possono raggiungere chiunque e prendersi carico dell’intero nucleo familiare. Questo, con vantaggio sensibile nella individuazione delle patologie familiari, delle abitudini di vita e di eventuali stili scorretti. Inoltre, sono in grado di essere “riferimento essenziale” per la salute del singolo che altrimenti può essere in balia di tanti “fornitori di salute” ognuno interessato a una singola malattia. Riconoscere al medico di famiglia questo ruolo è in fondo dare forza al nostro SSN. Bene quindi questo dichiarazione di principio che è condizione indispensabile per il nostro operare. Ma certo non è sufficiente per rispondere alle esigenze di una società in cambiamento.