Novembre con i cachi: frutto principe dell’autunno

Novembre con i cachi: frutto principe dell’autunno

Questo è il mese ideale per raccoglierli nel momento della piena maturazione. Quando la polpa gelatinosa del suo cuore raggiunge il maggior grado di dolcezza, mentre il colore più intenso, dall’arancione al rosso vivo, segna orti, giardini e frutteti.

Vale la pena di approfittarne, soprattutto scegliendo i prodotti locali, i celebrati “cachi del ragno” che per un secolo e mezzo sono stati tra le poche gioie della tavola autunnale dei contadini bresciani. E conviene affrettarsi perché il periodo d’oro per i cachi della nostra provincia durerà giusto questo mese, mentre dal Centro e dal Sud d’Italia qualcosa continuerà a farci compagnia sino a metà dicembre, ovvero all’inizio dell’inverno. Originari della Cina centrale i cachi hanno avuto fortuna soprattutto in Giappone, dove si ha testimonianza di vaste coltivazioni più di mille anni fa. In Europa sono arrivati solo nel XVIII secolo, utilizzati quasi ovunque come pianta ornamentale, mentre in Italia si sono diffusi nella seconda metà dell’Ottocento, trovando subito terreno fertile sia al Sud sia al Nord, dove, oltre ai frutteti, hanno colonnizzato orti e giardini nonché segnato rive e confini.

cachi novembre fogliame

Al loro successo – che riverbera ovunque in queste settimane, dando colore vivace alla natura circostante pronta a spegnersi – ha certamente giovato la dolcezza infinita e persistente della polpa gelatinosa, il gusto intenso e tipico che si apprezza solo con il frutto a piena maturità (diversamente prevale una sgradevole astringenza). Ma non sono da trascurare neppure le significative valenze benefiche per la salute. Composto all’80% di acqua, ogni frutto contiene infatti una gran quantità di sali minerali quali potassio calcio e sodo; le vitamine A, B e soprattutto C, nonché un 18% di zuccheri. Questi ne fanno un alimento altamente energetico e, purtroppo sconsigliato ad obesi e diabetici. Un insieme di valori e principi nutritivi antiossidanti che ne consigliano il consumo per la difesa del sistema cardiocircolatorio e del fegato; nonché per la regolazione dell’intestino grazie anche al blando potere lassativo del frutto più maturo.

Almeno due le curiosità da segnalare.

La prima: una regola ormai ben poco rispettata imporrebbe l’invariabilità del nome, tanto al singolare come al plurale; si dovrebbe così dire il cachi e non il caco, ma l’uso, anche in ambito letterario, sta ampiamente sfuggendo alla norma. La seconda: il “color cachi” non ha nulla a che vedere con i cachi; giacché deriva dal termine inglese, mutuato dall’indiamo dove sta per “polveroso” oppure “di terra arida”. E di quel colore erano appunto le divise coloniali dei corpi di spedizione britannici, scelto proprio per meglio mimetizzare le truppe in quelle terre riarse.

About Andrea Quartu

Studio Scienze Della Comunicazione. Estremamente sopra le righe e appassionato di moda. Mi piace molto scrivere, ma ho sempre paura di sbagliare le virgole.

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