Giovani iperconnessi alla ricerca di identità

Giovani iperconnessi , i nuovi fili di Pinocchio 2.0

Come Pinocchio, eroe di Collodi nella prima rivoluzione industriale, così i ragazzi oggi affrontano la rivoluzione digitale

L’impulso inconscio dell’era digitale non è semplicemente quello di migliorare la tecnologia per rispondere meglio a una domanda sempre più crescente e più esigente. Potrebbe infatti essere, in ultima analisi, quello di sondare e sfidare l’umanità stessa.

Il cambiamento in corso nella società e negli individui non deve essere visto come un episodio passeggero che non influisce sulla resilienza del soggetto umano. A livello globale, la società sta entrando in una crisi di identità. Una crisi che nasce dal conflitto tra i resti della cultura alfabetica e quella digitale vorace.

La nuova era di Pinocchio

Chiamo questo fenomeno “Pinocchio 2.0“. La storia di Pinocchio è il più famoso contributo dell’Italia moderna alla mitologia. Molte persone in tutto il mondo conoscono il piccolo burattino di Collodi meglio di qualsiasi mito greco o romano. La ragione della continua attualità di un mito è perché riflette una profonda preoccupazione per la condizione umana.

Secondo un’interpretazione del mito italiano, quella di Pinocchio corrisponde a una profonda crisi d’identità. Si parla di quella vissuta dai giovani lavoratori che avevano lasciato le loro fattorie per lavorare nelle fabbriche italiane durante la prima rivoluzione industriale. Questi giovani, quando avevano l’opportunità di tornare in fattoria, si trovavano fuori posto: non riconoscevano più i ritmi flessibili della vita agricola.

Questi giovani lavoratori non sarebbero stati riconosciuti nemmeno da famiglia e amici che avevano lasciato. Il punto mitico della narrazione è il profondo desiderio di Pinocchio di diventare umano. È questa interpretazione che fornisce la migliore spiegazione di come Collodi abbia immaginato la funzione della balena che dopo la tempesta ha sputato Geppetto e Pinocchio finalmente in carne e ossa su un terreno solido.

I bit

Il nuovo Pinocchio non è fatto di legno, ma di bit. Dalla meccanica all’elettronica, la domanda dell’essere umano si ripropone. L’evoluzione sul web provoca anche una crisi di identità e una serie di film hollywoodiani (Bladerunner I e II, AI, I Robot, The Matrix e Ready Player One) propongono nuovi modelli di umanità da considerare.

A questa lista dobbiamo purtroppo aggiungere The Social Dilemma. Quello che questo documentario molto attuale mostra non è un modello da emulare ma assolutamente da evitare. Quel film insegnerebbe ai bambini, all’istante, cosa succede alla loro testa, cioè che il libero arbitrio, che danno per scontato, non è poi così libero.

Giovani iperconnessi

I giovani d’oggi vivono la parte più lunga e coinvolgente della loro giornata a pochi centimetri dallo schermo del loro cellulare o da altri artefatti tecnologici: ipad, notebook, iphone. La loro mente viene esternalizzata attraverso lo schermo e ogni soggetto divulga la propria intimità su blog e social network, per avere un accesso più facile agli altri schermi del mercato della comunicazione multimediale.

Le nuove generazioni si sono esternalizzate in rete, nei social media, nel cloud computing, nelle tracce che lasciano nei Big Data, dove si crea un nuovo tipo di inconscio, l’inconscio digitale che cresce continuamente e si nutre delle tracce che lasciamo attraverso la navigazione e i nostri spostamenti quotidiani. Ma Pinocchio 2.0 vuole davvero superare l’attuale industrializzazione digitale? I bambini vittime del dilemma sociale non sanno nemmeno che c’è un problema.

Ma questa volta non è la meccanizzazione ad essere in discussione, ma il problema surrettizio dell’algoritmo e della sofisticazione della mente, per non dire più semplicemente l’elettrificazione dell’umanità. Per Pinocchio 2.0 la sfida nel prossimo futuro sarà quella di superare non solo la robotica ma anche l’intelligenza artificiale per tornare a essere un soggetto maturo, capace di affrontare problemi che vanno oltre la digitalizzazione.

Come uscire dalla robotizzazione

C’è un messaggio per gli educatori? Forse non solo per loro, ma più probabilmente per tutti noi. La domanda è come uscire dalla nostra stessa robotizzazione. Una domanda pedagogica di base è: cosa vogliamo mantenere delle caratteristiche dell’uomo del passato, cioè essere responsabili delle sue azioni e vivere secondo principi e valori civici.

Tutto questo è oggi tanto a rischio quanto la democrazia che da esso dipende. Il ruolo della scuola, anche se fondamentale e più urgente dell’inutile esercito, è completamente ignorato, sotto-finanziato e lasciato come un ripensamento su come costruire una nazione. I bambini fin dalla più tenera età, perché giocano con gli smartphone fin dalla più tenera età, dovrebbero essere istruiti su come usarli e su come proteggersi da questo uso. 

Derrick De Kerckhove è direttore del Programma McLuhan in Cultura e Tecnologia. Parteciperà al convegno Didattiche 2020 –Trasgredire, Connettere, Trasformare organizzato da Erickson (13/14 novembre, in streaming).

Due giornate di incontro e dialogo con professionisti del mondo della scuola e della formazione, per interrogarsi sul ruolo fondamentale che la scuola ha nello sviluppo educativo, culturale e sociale per le nuove generazioni e trovare soluzioni per sviluppare un sistema formativo integrato che utilizzi anche gli ambienti digitali come spazio di crescita e di confronto.

About Letizia Gusai

Appassionata di lettura e scrittura, sta terminando il suo percorso di studi in Beni Culturali e Spettacolo. Adora viaggiare e guardare film.

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