Un farmaco denominato baricitinib, di solito utilizzato per curare l’artrite, sembra ridurre il rischio di morte per i pazienti anziani con COVID-19.
Lo studio sul baricitinib, apparso su Science Advances. É stato realizzato da ricercatori dell’Imperial college e del Karolinska Institutet. I ricercatori svolsero esperimenti su 83 pazienti con un’età media di 81 anni e tutti i malati di COVID-19 da moderato a grave.
Il Farmaco
La scoperta, avvenne grazie all’intelligenza artificiale. Il farmaco baricitinib, un medicinale che viene usato di solito per curare l’artrite reumatoide. Questo farmaco, individuato inizialmente dal team di ricercatori grazie ad indagini, e confermato con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Gli algoritmi di intelligenza artificiale, infatti, scoprirono che questo farmaco potrebbe avrebbe potuto avere effetti antivirali e antinfiammatori.
Baricitinib abbassava rischio di morte per COVID-19
I pazienti a cui veniva somministrato il baricitinib, ricoverati in ospedale in Italia in Spagna, mostravano un rischio più basso del 78% di morire. Questo rispetto ai pazienti che non avevano assunto il farmaco. Inoltre i ricercatori rilevavano che il 17 per cento di pazienti a cui veniva somministrato il farmaco moriva. A differenza del 35% dei pazienti morti del gruppo di controllo a cui non era somministrato.
A seguito di questi risultati, i ricercatori stanno ora realizzando studi clinici su larga scala.
Come funziona il farmaco Baricitinib per rallentare il SARS-CoV-2
“Questo è uno dei i primi trattamenti COVID-19 a passare dal computer alla clinica e al laboratorio. Identificati per la prima volta da un algoritmo di intelligenza artificiale a febbraio, analizzando migliaia di potenziali farmaci. Essi potrebbero funzionare contro questo virus”, spiega Justin Stebbing, ricercatore dell’Imperial.
Il farmaco aiuta a contrastare il nuovo coronavirus in due modi principalmente. Riduce i danni causati dall’informazione e fa da blocco al virus stesso. Soprattutto quando tenta di introdursi nelle cellule umane.
Il farmaco in particolare blocca il processo messo in atto da una particolare citochina, denominata interferone. Essa aumenta il numero dei recettori che il virus utilizza come “punti di attracco” per entrare nelle cellule. Il farmaco, inoltre, sembra ridurre l’attività dei geni legati alle piastrine. Attività che può rendere il sangue più appiccicoso e può dunque aumentare il rischio di coaguli.
Lo studio
“Questo studio conferma ciò che l’IA aveva previsto. E ciò che abbiamo sentito dalle segnalazioni di casi di pazienti. Ad esempio un caso coinvolse un paziente di 87 anni gravemente malato che però mostrò un rapido miglioramento dopo aver ricevuto il farmaco. Mentre suo marito e suo figlio, che non hanno ricevuto baricitinib, sono morti.
Questo studio ha anche messo in luce come esattamente questo farmaco può proteggerci a livello cellulare. Questo ci aiuta capire perché altri tipi di farmaci si stanno dimostrando utili o non utili. Poiché aiutiamo a identificare altri trattamenti che potrebbero contrastare il COVID-19”, spiega Volker Lauschke, ricercatore del Karolinska.