Classificare il contenuto di un film e valutare gli argomenti che tratta. É un’operazione che viene fatta quando il film è stato realizzato ma non è stato ancora distribuito.
Per proteggere la sensibilità degli spettatori, soprattutto di quelli più piccoli. Questa valutazione, fatta da specifici organi indipendenti, può impattare enormemente sui profitti di una determinata azienda. Che si basa proprio sulle più opportune classificazioni. Fatte per eventuali censure, di una propria opera cinematografica o televisiva per prevedere il proprio profitto.
Secondo quanto descritto, in un nuovo studio, da un team di ricercatori della USC Viterbi School of Engineering, anche in questo caso l’intelligenza artificiale può essere di grosso aiuto.
L’aiuto dell’intelligenza artificiale
Anzi il nuovo algoritmo da loro ideato può valutare il contenuto di un film anche solo in base alla sceneggiatura, prima che venga girata la prima scena. Questa caratteristica in particolare potrebbe rivelarsi molto utile per dirigenti cinematografici. Onde prendere le opportune decisioni o apportare le modifiche su una sceneggiatura prima delle riprese. Inoltre questi feedback istantanei resi possibili dall’intelligenza artificiale potrebbe aiutare gli stessi sceneggiatori e ideatori dell’opera. Sopratutto per riflettere sul contenuto che stanno creando anche per capire l’impatto che gli stessi contenuti possono avere degli spettatori.
Lo studio
I ricercatori hanno usato 992 sceneggiature di film che avevano, all’interno delle loro trame. Ed episodi violenti, relativi ad abuso di sostanze oppure di natura sessuale. Scansionando tutta la sceneggiatura semanticamente, l’algoritmo era capace di classificare le frasi contenute nell’opera. Ad esempio come descrittori positivi, negativi, aggressivi o di altra natura.
“Il nostro modello guarda la sceneggiatura del film, piuttosto che le scene reali. Incluse ad esempio il suono di uno sparo o di un’esplosione che si verificano più tardi nella pipeline di produzione. Questo ha il vantaggio di fornire una valutazione molto prima della produzione per aiutare i registi a decidere, ad esempio, il grado di violenza e se è necessario attenuarlo”, spiega Victor Martinez, un dottorando informatica nonché autore principale dello studio.
Tra le cose interessanti che hanno scoperto c’è la propensione dei registi a compensare i bassi livelli di violenza in un film con la messa in scena di abusi di sostanze di contenuti sessuali, come spiega lo stesso Martinez. Gli stessi ricercatori inoltre hanno scoperto che è molto improbabile che un solo film abbia livelli elevati di messa in scena di tutti questi tre comportamenti considerabili come rischiosi: violenza, abuso di droghe contenuti sessuali. Ciò è da spiegare, probabilmente, con i rigidi standard imposti dalla Motion Picture Association.
Non solo siamo interessati alla prospettiva degli storyteller e delle narrazioni che tessono”, spiega Shrikanth Narayanan, un professore che ha guidato il team di studio, “ma anche a comprendere l’impatto sul pubblico e il ‘take-away’dall’intera esperienza. Strumenti come questi aiuteranno a migliorare consapevolezza socialmente significativa, ad esempio, attraverso l’identificazione di stereotipi negativi”.