Prosegue la manutenzione dell’unica antenna che può comunicare con la sonda Voyager 2, che intanto conferma che lo Spazio là fuori è più denso del previsto
Quando la sonda Voyager 2 è partita dalla Terra col suo messaggio per gli alieni era il 20 agosto del 1977: la TV era ancora in bianco e nero, il Presidente degli Stati Uniti era il magnate delle arachidi Jimmy Carter e buona parte della redazione di Focus andava ancora all’asilo. In tutti questi anni la sonda ha proseguito il suo viaggio e oggi si trova nello Spazio profondo, fuori dalla bolla del Sistema Solare, a 125 UA (unità astronomiche) dal nostro pianeta, cioè 125 volte la distanza tra la Terra e il Sole – che è di circa 150 milioni di chilometri.
LA LUNGA MARCIA
Dopo aver superato Giove, Saturno e Urano, la Voyager 2 ha sorvolato Nettuno nell’agosto del 1989 (per la cronaca: il Presidente USA era il magnate del petrolio George W. Bush e noi della redazione andavamo al liceo). Una rapida puntata verso Tritone, una delle lune di Nettuno, e poi la sonda ha continuato il suo viaggio fino a uscire ufficialmente dal Sistema Solare. Oggi la sonda è così lontana dalla Terra che ogni segnale inviato o ricevuto ha un ritardo di oltre 17 ore. Che cosa usano i ricercatori per inviare segnali e istruzioni a un oggetto distante quasi 20 miliardi di km?
GRANDISSIME ANTENNE
Solo tre antenne sulla Terra sarebbero abbastanza grandi e potenti da poter consegnare e ricevere segnali dalla Voyager 2: sono dislocate in California, in Spagna e in Australia, e insieme formano il Deep Space Network (NASA). Ma per la posizione relativa della Terra e della sonda ormai solo una di queste antenne, quella di Canberra, in Australia, riesce a comunicare con la Voyager 2. Quella del Canberra Deep Space Communications Complex è un’antenna da oltre 70 metri di diametro: è però parte di un impianto vecchio di 50 anni attualmente in manutenzione. Il fermo, iniziato a marzo, dovrebbe terminare nel febbraio del 2021: in tutto questo potremo ricevere segnali e dati scientifici, ma non inviare comandi o altre istruzioni (anche se un test dei nuovi trasmettitori è andato a buon fine).
DENSITÀ SPAZIALE
È di poche settimane fa l’ultima importante conferma che la sonda ha inviato a Terra: l’aumento della densità della materia interstellare al di fuori del Sistema Solare, già rilevato nel 2018 dalla sonda gemella Voyager 1. Questa della densità dello Spazio interstellare è stata una sorpresa: lo spazio, che contiene piccole quantità di protoni ed elettroni spinti dai venti stellari, dovrebbe essere sempre più “vuoto” a mano a mano che ci si allontana da una stella. Ma nel 2018 Voyager 1, dopo avere misurato 0,039 particelle per centimetro cubo quando si trovava ancora alla periferia del Sistema Solare, uscita definitivamente fuori dal dominio del Sole riportava una densità di circa 0,13 particelle per centimetro cubo. La variazione, confermata a fine ottobre dalle misure della Voyager 2, non ha al momento una spiegazione.