elettricità

Trasferimento di elettricità senza fili su lunghe distanze

Nuovo passo avanti con “antilaser”

Trasferimento di elettricità: i ricercatori dell’Università del Maryland hanno sviluppato, collaborando con un collega della Wesleyan University nel Connecticut. Un nuovo metodo per rendere più efficiente la tecnologia di trasferimento di elettricità senza fili sulle lunghe distanze.

Quest’ultima è una tecnologia che in realtà esiste ma la cui applicazione pratica è stata sempre difficile, così difficile che da più di 100 anni, da quando Tesla ha sviluppato l’idea, resta ancora un sogno. 

Caricare lo smartphone

Attualmente è possibile, per esempio, caricare uno smartphone appoggiandolo a pochi centimetri di distanza da una piccola stazione di ricarica ma trasferire l’energia elettrica a metri di distanza o finanche a chilometri di distanza è ancora abbastanza irrealizzabile a livello pratico e per un utilizzo diffuso.

Attualmente si utilizzano, dopo che negli anni vari tentativi sono stati fatti, metodi di focalizzazione dei fasci di energia orientandoli verso l’obiettivo. Si tratta di un metodo che effettivamente funziona ma che non è ancora molto efficiente. Inoltre dei raggi elettromagnetici focalizzati che, per esempio, possono passare sopra case o centri abitati sono visti ancora come qualcosa di pericoloso.

I ricercatori dell’Università del Maryland

Come descritto in uno studio pubblicato su Nature Communications, hanno sviluppato un nuovo metodo per trasmettere la potenza elettrica a lungo raggio senza focalizzare l’energia. Si sono rifatti ad un concetto noto come “antilaser”. Mentre in un normale laser i fotoni innescano una cascata di molti altri fotoni per “sparare” un fascio unico, compatto e coerente, in un antilaser succede il contrario. l’antilaser assorbe, in maniera altrettanto coerente, un fascio dimolti fotoni sintonizzati, una sorta di laser che va indietro nel tempo.

Un ambiente casuale

I ricercatori hanno dimostrato che si può progettare una sorta di assorbitore perfetto e coerente. “Volevamo un ambiente casuale, arbitrario e complesso e volevamo che l’assorbimento perfetto avvenisse in quelle circostanze davvero impegnative. Questa era la motivazione, e l’abbiamo fatto”, spiega Steven Anlage del Quantum Materials Center (QMC), uno degli scienziati impegnati nel progetto.
In pratica il dispositivo può ricevere energia da una fonte energetica più diffusa e quindi meno pericolosa piuttosto che da una fonte compatta e diretta come avviene con il metodo “classico” che “spara” un unico fascio in un’unica direzione.

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