Diciassette milioni (17.000.000) di visoni sono stati uccisi in Danimarca nelle centinaia di allevamenti del primo produttore mondiale di pellicce.
L’orrore degli allevamenti intensivi: 100.000 visoni uccisi al giorno per completare la strage. Il motivo? Sembra che sia stata trovata una mutazione del coronavirus negli allevamenti intensivi. Così come in passato è successo con la peste suina in Germania o con gli episodi di influenza aviaria.
Il problema non è il Covid
Ma il problema non è il coronavirus, quello che è sbagliato sono gli allevamenti intensivi. Quando migliaia di individui sono racchiusi in spazi ristretti, come i visoni allevati, il virus circola più velocemente e aumenta la sua probabilità di mutazione, trasmettendo nuovi ceppi alla popolazione umana e rischiando di rendere inefficace il vaccino in fase di sviluppo.
L’orrore degli allevamenti intensivi. Animali sfruttati per la nostra alimentazione e tenuti in condizioni insostenibili e disumane, diventano focolaio di vecchie e nuove malattie zoonotiche. Considerando inoltre che per produrre i foraggi degli allevamenti intensivi distruggiamo ecosistemi naturali, cruciali per il nostro benessere, stiamo creando il mix giusto per la tempesta perfetta.
Il WWF
Per il WWF, è arrivato con urgenza il momento di ripensare i nostri modelli di produzione intensiva che riguardano sia l’allevamento sia l’agricoltura, oltre al traffico di specie selvatiche. È, infatti, stato appurato che la deforestazione per fare spazio a nuove colture favorisce il contatto con nuove specie selvatiche e relativi patogeni, che quando giungono in contesti affollati, come mercati e allevamenti intensivi, possono facilmente compiere il salto di specie e giungere all’uomo.
La nostra salute dipende da quella del Pianeta e degli altri esseri viventi
«Finché non capiremo che la nostra salute dipende da quella del Pianeta e degli altri esseri viventi – dichiara Isabella Pratesi, direttore conservazione del WWF Italia. – saremo sempre a rischio e ci troveremo davanti a situazioni orribili come questa. Dobbiamo ripartire dall’approccio One Planet Health e costruire modelli di sviluppo più rispettosi del benessere degli animali e della nostra salute. Solo riducendo drasticamente i consumi di carne riusciremo a ridurre gli allevamenti intensivi e le superfici agricole coltivate per alimentare gli stessi animali. Riducendo la distruzione di habitat preziosi come le foreste nonchè il contributo di agricoltura e zootecnia al cambiamento climatico.
Una crisi sanitaria
Quella che stiamo vivendo non è solo una crisi sanitaria ma una vera e propria crisi ecologica. Stiamo toccando con mano come tutto quello che di sbagliato facciamo al pianeta, agli ecosistemi e agli altri animali, ci ritorna contro, mandando in crisi le nostre vite. Questo riguarda anche la dimensione etica.
La sostenibilità deve guardare anche alla sfera dell’eticità, rispettando il benessere animale. L’orrore degli allevamenti intensivi, l’assoluta mancanza di compassione negli allevamenti intensivi, l’accettazione di pratiche disumane e crudeli, fa male a noi e al Pianeta».