Potranno essere finalmente liberati gli oltre 1000 orsi della luna ancora detenuti nelle terribili fattorie della bile vietnamite
Vittoria per gli orsi della luna, detenuti in veri e propri luoghi di tortura dove si estrae la bile agli animali, da vivi, a scopi medici.
Il dramma delle fattorie
Già dichiarate illegali dal 1992, ma rimaste funzionanti per via di un espediente, queste “aziende agricole” detengono gli orsi in piccolissime gabbie. Gli animali vengono drogati e tenuti costantemente collegati a una cannula che risucchia l’ambito liquido dalla cistifellea. In alternativa, viene praticato chirurgicamente un foro nell’addome dell’animale che resta sempre aperto sgocciolando bile “liberamente”. Così come per ossa di tigre e corni di rinoceronti, la bile degli orsi è considerata dalla medicina tradizionale cinese un toccasana per molti disturbi. Dalla febbre ai problemi di fegato fino alle piaghe agli occhi.
Sull’orlo dell’estizione
Un rimedio che ha portato la specie sull’orlo dell’estinzione anche perché fino agli anni ’80 gli animali venivano uccisi. Grazie all’intervento dell’associazione Animals Asia, il governo vietnamita, ha fatto un altro passo avanti firmando un protocollo d’intesa per il trasferimento effettivo degli orsi. Putroppo ancora prigionieri in nuovi santuari dell’associazione.
Fattorie ancora aperte in Cina e in Corea
Ma è solo una piccola vittoria considerando che in Cina e Corea del sud questa pratica è ancora legale e molto diffusa. Prassi a cui si aggiunge il bracconaggio su orsi liberi (la bile su orsi selvatici è considerata più efficace). In Cina in particolare, si parla di circa 10 mila orsi della luna attualmente costretti nelle fattorie della bile.
Qui, a causa della mancata possibilità di movimento, delle infezioni e di malattie il tasso di mortalità e di sofferenza è altissimo così come i casi di ferite autoindotte. Che costringono gli allevatori a esportare agli animali denti e unghie. Nel 2000 Animals Asia ha ottenuto la liberazione di 500 orsi della luna cinesi, ma la strada è ancora lunga.