La Cina ha lanciato questa sera la nuova missione lunare Chang’e-5. Si tratta di un passo fondamentale perché riporterà sulla Terra campioni di roccia dalla Luna e servirà come base per future missioni con equipaggio.
Di sonda in sonda, nell’ultimo decennio la Cina si è conquistata il suo posto tra le grandi potenze spaziali del mondo. Il programma della Cnsa – l’agenzia spaziale cinese – che forse ha più contribuito in tal senso è Chang’e. L’insieme di missioni lunari che portano il nome di una antica divinità legata al nostro satellite.
Nel 2013 la Chang’e-3 ha effettuato la prima manovra di soft-landing sulla Luna dai tempi delle missioni sovietiche. Nel 2019 la Chang’e-4 ha portato per la prima volta un rover. La stessa missione ha anche effettuato un esperimento botanico sulla superficie lunare, portando a germogliare un seme di cotone.
Missione lunare Chang’e-5 appena partita
Il prossimo passo, la Chang’e-5 appena partita. Si è alzata in volo alle 21:31 ora italiana di oggi, lunedì 23 novembre. Dal centro di Wenchang sull’isola di Hainan, punta a prelevare alcuni frammenti di superficie lunare e riportarli a Terra. Il lancio di questa missione sarebbe dovuto avvenire nel 2017. Ma ha subito un ritardo a causa di un fallimento del Lunga Marcia 5, il lanciatore che la Cnsa utilizza per queste missioni. Se la Chang’e-5 riuscirà nel suo intento, la Cina sarà la terza potenza spaziale. Dopo la Nasa e l’ex Unione Sovietica, a campionare il nostro amato satellite.
La missione nel dettaglio
La Chang’e-5 è una missione di cui vedremo i risultati molto presto: tra la partenza e il recupero dei campioni passerà infatti meno di un mese. Dopo l’arrivo in orbita lunare, la sonda si separerà in due parti. Un lander si occuperà del campionamento mentre un orbiter resterà in paziente attesa attorno alla Luna. Il lander, che non è progettato per sopravvivere alla lunga e fredda notte lunare, svolgerà il suo compito in un singolo giorno. Prima del tramonto azionerà un piccolo razzo che traghetterà verso l’orbiter la polvere e la roccia raccolta.
L’orbiter riporterà i campioni a Terra in pochi giorni: a metà dicembre la capsula atterrerà in Mongolia, dove i quasi due chilogrammi di roccia lunare saranno recuperati per essere analizzati in laboratorio e restare a disposizione degli istituti di ricerca cinesi.
L’importanza dei campioni
I campioni lunari sono fondamentali per le datazioni delle superfici in tutto il sistema solare. In generale si suppone che più una superficie è costellata da crateri, più è antica. Perché ha avuto più tempo per subire impatti planetari. Ma questa è solo una datazione relativa, che ci indica quanto una superficie sia antica rispetto a un’altra. Utilizzando i campioni lunari, di cui possiamo studiare l’età in laboratorio e di cui conosciamo la densità dei crateri della superficie da cui sono stati prelevati, si può procedere a una datazione assoluta.
Tuttavia le missioni che in passato hanno prelevato campioni lunari, le Apollo della Nasa e le Luna sovietiche, li hanno prelevati in regioni molto antiche, di oltre tre miliardi e mezzo di età. La superficie su cui allunerà la Chang’e-5 – Mons Rümker, una piana vulcanica nell’Oceanus Procellarum – sembrerebbe invece particolarmente giovane, attorno al miliardo e duecento milioni di anni, e potrebbe quindi riempire le lacune lasciate dalle missioni precedenti.