L’emergenza sanitaria che ha stravolto questo 2020 ha imposto delle doverose riflessioni e un drastico rallentamento delle attività lavorative.
Sardegna e turismo sostenibile. Quale momento migliore per trattare il tema Se ne parla sempre di più, ma troppo spesso con approssimazione.
Almeno a parole, questo settore produttivo in costante crescita, dovrebbe garantire lavoro e allo stesso tempo tutela delle risorse a lungo termine. Rispetto dei luoghi, della cultura locale e della storia, riscoperta delle attività tradizionali sono tutti ingredienti in grado di fare la differenza. Sono necessarie risorse che dovrebbe garantire appunto quella sostenibilità.
La sostenibilità tanto millantata spesso è in totale contrasto con la realtà dei fatti.
Il picco lavorativo, soprattutto nelle regioni come la Sardegna, conosciute dalla maggior parte dei visitatori per il turismo balneare, si concentra nell’arco di due mesi e mezzo. In questi due mesi e mezzo, le località costiere vengono invase, il traffico aumenta e i servizi al cittadino subiscono un inevitabile rallentamento.
Lavoro e risorse
Per esempio, il sistema fognario dimensionato per un piccolo paese di poche migliaia di abitanti, vede quadruplicare le utenze nel periodo estivo. I rifiuti urbani non possono essere smaltiti adeguatamente, con evidenti criticità ecologiche e conseguente perdita di qualità del turismo. Questo picco lavorativo, a parte le problematiche di natura ambientale, senza le risorse adeguate diventa precariato. La necessità di un guadagno, seppur stagionale, porta alcuni lavoratori ad accettare condizioni al limite dello sfruttamento.
Verrebbe da chiedersi come mai, ogni anno, si verifica questa situazione
Le motivazioni sono tante e complesse e racchiudono aspetti lavorativi, economici e culturali, che devono essere necessariamente messi in discussione. Senza dover rinunciare al lavoro, si potrebbe rivedere il sistema di domanda e offerta. Attraverso una valorizzazione delle risorse e un’aumento della stagione turistica in base alle possibilità che il territorio offre.
La chiave per un turismo sostenibile sta innanzitutto nella ridistribuzione dei numeri di affluenze. Se operatori turistici e visitatori facessero uno sforzo congiunto per evitare da un lato di vendere una cartolina della Sardegna abusata e inflazionata e dall’altro di sovraccaricare le strutture nei mesi estivi. L’isola e i suoi ospiti ne avrebbero innegabili vantaggi a lungo termine.
Perché la Sardegna non è una spiaggia col buco al centro
La Sardegna, come tante altre isole del mediterraneo, è un microcosmo di storia, tradizioni e cultura di grandissimo valore. Per quanto meravigliose, le spiagge sono solo una parte del patrimonio ambientale. La sostenibilità implica impegno, sforzo e pazienza. In netta contrapposizione alla frenesia del periodo estivo a cui assistiamo ogni estate.