galassia

Galassia cerca di resistere ad un enorme buco nero

E’ stata scoperta una galassia contenente nel centro un buco nero, a cui cerca di resistere per non essere divorata.

Ci sono buchi neri supermassicci così voraci che possono arrivare ad inghiottire buona parte del materiale presente in un’intera galassia e quindi a distruggerla. I ricercatori hanno scoperto una galassia che sta correndo proprio un pericolo del genere. Sembra in realtà resistere stoicamente grazie ad una notevole capacità di innescare ancora la crescita delle stelle.

I ricercatori hanno calcolato, utilizzando lo Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy (SOFIA), che questa galassia sta infatti formando tantissime stelle ad un ritmo abbastanza veloce, ben 100 stelle delle dimensioni del Sole ogni anno.

Si tratta di una scoperta che mostra che i buchi neri supermassicci attivi, quelli che di solito chiamiamo quasar e che si trovano al centro delle galassie, possono non fermare la nascita delle stelle. E’ una cosa che va contro le previsioni scientifiche attuali, come spiega Allison Kirkpatrick, un assistente professoressa dell’Università dell’Arkansas a Lawrence. “Ci sta portando a ripensare le nostre teorie su come si evolvono le galassie”.

Quasar “freddo” scoperto nella galassia CQ4479

La razza presa in esame, denominata CQ4479, si trova all’enorme distanza di 5, 25 miliardi di anni luce da noi. Al centro di questa galassia gli astronomi hanno individuato un quasar. Si tratta di un tipo speciale scoperto proprio dalla stessa Kirkpatrick che la scienziata ha denominato “quasar freddo”. Si tratta di un buco nero supermassiccio attivo che “aspira” materiale circostante, anche intere stelle, ma che non ha ancora consumato tutto il grasso freddo.

Questo significa che le stelle intorno ad esso possono ancora arrivare a formarsi e quindi la galassia tutto sommato sopravvive. Si tratta del primo “quasar freddo” analizzato con tale dettaglio. “Se questa crescita in tandem continuasse sia il buco nero che le stelle che lo circondano triplicherebbero di dimensioni prima che la galassia raggiunga la fine della sua vita”, spiega Kevin Cooke, ricercatore della suddetta università e autore principale della ricerca.

L’eccezionalità di queste osservazioni sta nel fatto che i quasar rappresentano tra gli oggetti più luminosi, oltre che più distanti, dell’universo. A causa del materiale che gira vorticosamente intorno ad essi, infatti, si viene a creare un livello tale di energia, di calore e di luce che quest’ultima eclissa tutto ciò che si trova intorno al buco nero stesso, anche l’intera galassia.

Formazione stellare e cattura del gas freddo possono coesistere

La teoria attuale dei quasar prevede che questa energia catturi e in parte espella anche il gas freddo che è necessario per la formazione di una stella. Ciò provoca un colpo “letale” per l’intera galassia e ne arresta praticamente la naturale crescita. Tuttavia questo studio mostra che esiste un breve lasso di tempo in cui i due processi possono coesistere.

I ricercatori, grazie al telescopio SOFIA, hanno rilevato la luce infrarossa irradiata dalla polvere calda che innesca la formazione delle stelle in questa galassia. Hanno stimato così anche la velocità di formazione stellare media degli ultimi 100 milioni di anni. Si tratta comunque di una fase breve, temporanea e che può essere considerata come la fase iniziale della morte stessa della galassia.

Il destino di CQ4479 è infatti segnato: prima o poi cederà agli effetti devastanti del quasar che comincerà ad inghiottire seriamente di tutto, anche i gas che servono per la creazione delle stelle. Ora i ricercatori vogliono capire se sono molte le galassie che attraversano questa fase prima di “morire”. A tal proposito intendono utilizzare il telescopio James Webb che dovrebbe essere lanciato nello spazio tra pochi anni.

About Letizia Gusai

Appassionata di lettura e scrittura, sta terminando il suo percorso di studi in Beni Culturali e Spettacolo. Adora viaggiare e guardare film.

Controlla anche

Modulo abitativo lunare italiano: un passo avanti per il programma Artemis

L’Italia guida l’innovazione spaziale con il modulo lunare MPH, grazie alla collaborazione tra ASI e …