Il “Piano di intervento Emergenza Covid-19 (a 40 Giorni)”, approvato dalla Giunta regionale il 20 novembre, prevede due ospedali covid a Cagliari in aggiunta al Santissima Trinità, la cui destinazione era già stata decisa durante la prima fase dell’epidemia.
Una riorganizzazione che andrà giocoforza a influire sul funzionamento di tutti gli ospedali della città metropolitana. Alcuni dei quali sono centri di eccellenza al servizio delle cittadine e dei cittadini di tutta la Sardegna. Tra i nuovi covid hospital c’è l’ospedale Marino. Che nei mesi scorsi durante diverse audizioni nella commissione Sanità del Consiglio regionale era stato giudicato non idonea per diversi aspetti strutturali e logistici.
Tra le problematiche registrate, in particolare, la quasi totalità dei pazienti costretta a soggiornare nel corridoio del Pronto Soccorso o nella sala radiologica. Con l’aumento del rischio di contagio tra pazienti e personale sanitari, gli spazi limitati dei locali che non consentono di creare un’area grigia separata dalle altre aree; necessaria qualora ci fossero pazienti in attesa di tampone. Il gruppo dei Progressisti presenta un’interrogazione per conoscere, in particolare, se nell’ospedale Marino di Cagliari le criticità siano state risolte o siano in via di risoluzione.
Chiaramente, sottolineano i Progressisti nel documento, primo firmatario Francesco Agus, la trasformazione del Marino in struttura covid presuppone il coinvolgimento di altri ospedali dell’area metropolitana:
In particolare, verso il San Michele e il Duilio Casula sono stati dirottati i reparti di ortopedia. “Queste scelte andavano fatte con attenzione quando c’era il tempo di ragionare”, spiega Agus; “invece ad agosto e settembre si è sottovalutata colpevolmente la portata della seconda ondata ed ora si è costretti a correre. Il rischio di scelte dettate dalla fretta, prese mentre si rincorrono le emergenze, è quello di creare ulteriori problemi nelle altre strutture coinvolte”, spiega Agus.
“Lo spostamento delle cliniche ortopediche ha logicamente aumentato la pressione sulle due strutture dell’area metropolitana di Cagliari e sui relativi pronto soccorso. Nel caso del Policlinico universitario per l’introduzione di una specialità sino a ora non ospitata; nel caso del Brotzu, per evidenti problemi di sovraccarico sul pronto soccorso e sulla radiologia. Con il sovraffollamento che aumenta le possibilità di contagio.
Chiediamo quindi se esista e quale sia la strategia adottata per ridurre le difficoltà a cui saranno sottoposti gli ospedali coinvolti”.
“Non dimentichiamo che alla fine dell’estate 2019 la Giunta regionale annunciò i concorsi per l’assunzione di migliaia di medici da completarsi entro il mese di dicembre dello stesso anno, salvo poi bloccare tutto.
Già da marzo, poi, il Governo aveva previsto la possibilità di nuove assunzioni per far fronte alla seconda ondata. Niente era stato fatto. È fondamentale ora sapere”, sottolinea Massimo Zedda, “quanti dei medici reclutati dall’Ats con il bando pubblicato in ottobre, in ritardo di molti mesi, saranno destinati al Marino per la cura dei pazienti covid e quanti saranno trasferiti al San Michele e al Duilio Casula per rafforzare i reparti di ortopedia”. Il ragionamento include anche il Binaghi: “Come avevamo sottolineato settimane fa”, concludono i due consiglieri, “è importante che non vengano ridotti i livelli di assistenza ai pazienti fragili e cronici della struttura, che necessitano di assistenza continua anche in questa fase di confusione. Dopo la trasformazione dell’ospedale in centro covid il personale sanitario non è ancora stato individuato”.