E’ passato un anno da quando il Parlamento italiano ha riconosciuto che gli assorbenti igienici non sono un bene di lusso e ha abbassato l’Iva dal 22% al 5%.
Il problema è che riguardava solo gli assorbenti biodegradali e compostabili. Ovvero, quelli che recano la dicitura Cic (certificazione del Consorzio Italiano Compostatori) e Icea (certificazione degli enti che fanno le prove a terra e quantificano i tempi della biodegradabilità e quelli della riuscita del compost).
In pratica si tratta di un assorbente introvabile.
Dal menarca alla menopausa, ovvero per circa 40 anni della vita, una donna, ogni mese per 4, 5 giorni o anche più, deve acquistare gli assorbenti.
520 cicli mestruali e un consumo di circa 12.000 assorbenti.
Il fatto che gli assorbenti in Italia non siano nemmeno sottoposti ad una tassazione coerente è grave.
È un bene di prima necessità, ma l’iva al 22% riguarda la maggior parte degli assorbenti in commercio.
Si tratta della stessa tassa applicata al tartufo, al rolex, alle auto di lusso!
Ci si dovrebbe, invece, adeguare a paesi come Germania, Francia, Gran Bretagna, Irlanda.
Queste nazioni hanno abbattuto la tampon tax o l’hanno addirittura abolita.
In Italia?