Dal documento per la consultazione ARERA, si intravedono i primi passi per una rivoluzione energetica in ottica smart city.
Forse ora siamo veramente vicini a un cambio di paradigma per la produzione e consumo di energia: parliamo delle comunità energetiche.
Il primo aprile 2020 è stato emesso un documento per la consultazione da parte di ARERA. Che per la prima volta definisce gli orientamenti della stessa autorità relativamente alla regolazione delle partite economiche. Relative all’energia elettrica oggetto di autoconsumo collettivo o di condivisione nell’ambito di comunità di energia rinnovabile. Questo può essere un primo passo per porre le basi a nuovi investimenti nelle FER o nuovi modelli di gestione dell’energia.
In ottica smart city le comunità energetiche rappresentano uno dei pilastri identificati nelle varie definizioni di città intelligente. Uno dei pilastri oggetto di questa analisi è l’ambiente. Così come definito da una ricerca ESI ThoughtLab relativamente all’ambiente per la realizzazione di una smart city. Lo studio dell’ESI ha rilevato che “migliorare la sostenibilità ambientale, l’uso di energia e l’allocazione delle risorse attraverso soluzioni innovative è la sfida numero uno per i leader di smart city”
Allocare le risorse dal punto di vista ambientale vuol dire realizzare quel sogno che tutti auspicano si realizzi. Ad esempio “ogni tetto avrà il suo impianto fotovoltaico”.
Ora si potrebbe davvero pensare a microgrid virtuali alimentate da impianti fotovoltaici ed eolici che alimentano intere zone di città. La smart city solitamente viene raffigurata con immagini di smart grid, prosumer e utilizzo localizzato dell’energia.
Ad onor del vero, per la realizzazione di energy community sono necessarie tre componenti:
-finanziaria: disponibilità a investire in impianti FER;
-tecnologica: tecnologie di gestione energy community;
-normativa: la regolamentazione attuale deve consentire la costituzione di energy community.