Luca Parmitano e Space Beyond, il film-documentario sullo Spazio: il tema è superare i propri limiti.
Stasera, alle 21.15 l’anteprima mondiale su Sky Arte e in streaming su Now Tv.
Sette mesi nello Spazio, duecento giorni a bordo dell’Iss, la Stazione spaziale internazionale a 400 chilometri dalla Terra.
Un’esperienza unica che Luca Parmitano, l’astronauta italiano, ha voluto documentare in prima persona con una telecamera, durante l’attività più complessa della storia dell’Astronautica.
Questa sera alle 21.15 su Sky Arte e in streaming su Now Tv va in onda l’anteprima mondiale di Space Beyond.
Si tratta del film-documentario ideato proprio da Luca Parmitano e dal suo amico produttore Fabio Fagone. E diretto dal giovane regista siciliano Francesco Cannavà.
Il racconto di una delle più grandi avventure dell’umanità: il viaggio nello Spazio.
Il protagonista è lo Spazio
La missione Beyond è partita dalla Terra il 20 luglio del 2019, proprio nel giorno del cinquantesimo anniversario dell’arrivo dell’uomo sulla Luna.
Il nome è stato scelto proprio da Parmitano per sintetizzare l’obiettivo principale della missione.
Ovvero, spingere l’uomo oltre l’orbita terrestre, e non porre mai limiti all’evoluzione, alla conoscenza.
“L’idea era quella di creare un documentario completamente nuovo.
Volevo raccontare lo Spazio, che in Space Beyond è l’assoluto protagonista. Con la partecipazione straordinaria degli astronauti nel ruolo di narratori.
I nostri duecento giorni a bordo dell’Iss, gli esperimenti che abbiamo portato a termine, l’amicizia che si è formata tra noi, nove compagni di viaggio. Tutto passa in secondo piano rispetto a quello che lo Spazio è in grado di svelare.”, afferma Parmitano.
Grazie alla regia di Francesco Cannavà, il racconto è semplice ma avvincente.
Quasi un romanzo.
“Chi scala una montagna, alla domanda ‘Perché la vuoi scalare?’ risponde: ‘Perché è lì’.
Credo che alla base della nostra scelta ci sia una grande curiosità, quella di scoprire qualcosa che non conosciamo.
Perché puoi aver studiato per decenni, puoi pensare che il pianeta non abbia più segreti per te, ma poi lo vedi da lontano. E ti rendi conto che quello che hai conosciuto fino a quel momento era solo una minuscola parte di un tutto.
Le nuvole sono il respiro e si muovono con il vento e la corrente. L’acqua dei fiumi, dei mari, degli oceani è il sangue.
Da lontano tutto sembra fermo ma si percepisce bene questo moto: la vita.”, sostiene l’astronauta.
Un pianeta in pericolo, visibile dallo spazio
Nei sette mesi in orbita, dal luglio del 2019 al febbraio scorso, il colonnello Parmitano ha potuto scorgere da un punto di vista privilegiato la Terra.
Un pianeta che, Luca lo racconta anche nel docufilm, è davvero in pericolo. “Abbiamo assistito a uragani di intensità mai vista prima. Abbiamo visto bruciare la foresta Amazzonica, i bushfire in Australia.
Mesi di fuochi continui, interi continenti dipinti di rosso e poi coperti di polvere, cenere visibile per centinaia di chilometri, forse migliaia.
Ho visto un pianeta fragile, quasi indifeso.
E ho pensato: qual è l’elemento più fragile di tutti? Siamo noi.
Perché la vita proseguirà ben oltre la capacità dell’uomo di sopravvivere ai danni che stiamo facendo.
Il sistema reggerà, ma non è detto che dentro questo sistema ci sarà ancora l’uomo.”, dice l’astronauta.
Superare i limiti
Beyond significa oltre, cioè superare i propri limiti.
Ma cos’è per Parmitano l’oltre?
“Prima di volare come pilota, per me il limite del desiderio era il cielo blu. Alzare lo sguardo significava guardare verso un sogno che credevo irraggiungibile e per il quale provavo un’attrazione inesorabile.
Oggi credo che il limite sia l’ostacolo che ci portiamo dentro e non pensiamo di poter superare. Qualcosa che blocca la nostra crescita, la nostra evoluzione.
Il passaggio più difficile del superamento del limite è individuarlo e comprendere che esiste soltanto perché ce lo siamo imposti. E allora, – continua Parmitano – vogliamo tornare sulla Luna? Andremo sulla Luna. Vogliamo arrivare a Marte? Prima o poi ci arriveremo. Vogliamo andare ancora più lontano? Sì, ce la faremo, sta a noi”.
Il gene di Ulisse
“Grazie alla tecnologia, alla competenza, agli investimenti, quello che la mia generazione non riuscirà a fare, sarà portato avanti dai più giovani.
Ecco, ‘beyond’ per me significa guardare al di là della prossima collina o della prossima montagna: dobbiamo essere in grado di pensare a cosa c’è oltre l’orizzonte.
Spingerci oltre è una qualità umana, è innata, è dentro di noi, è il gene di Ulisse.
E’ la volontà non solo di cercare una risposta alle domande che abbiamo, ma anche quella di cercare nuove domande”, conclude l’astronauta.