La tocofobia è la paura, perlopiù irragionevole e infondata, che le donne possono avere per il parto. Tutte le donne sono in tensione quando si avvicina il momento in cui il proprio figlio dovrà nascere ma in alcuni casi la condizione di tensione e di stress può diventare molto più grave tanto che, come spiega un nuovo articolo di The Conversation, può essere accompagnata da azioni estreme.
Tocofobia può portare ad azioni estreme
Per “azione estreme” gli autori dell’articolo, che hanno realizzato anche un nuovo studio pubblicato sul Journal of Reproductive and Infant Psychology, intendono un utilizzo ossessivo della contraccezione onde prevenire la stessa gravidanza e, qualora la stessa gravidanza sia già iniziata, tentativi di interromperla e altre azioni che possono danneggiare il corso stesso della gravidanza, dalla mancata frequentazione di appuntamenti presso operatori sanitari per i controlli di routine fino ad azioni dettate da veri e propri disturbi della salute mentale.
Tocofobia primaria e secondaria
Secondo i ricercatori la tocofobia può essere suddivisa in due forme, quella primaria, che caratterizza le donne alla prima gravidanza, e quella secondaria, concernente le donne che hanno già avuto un bambino.
Secondo i ricercatori uno studio precedente ha stimato la diffusione di questa condizione al 14% delle donne gravide in tutto il mondo.
Il problema resta ancora classificarla correttamente
Il problema, però, è classificare la stessa condizione ed eseguire screening adatti per rilevarla. Qualcosa che, a detta degli stessi ricercatori, non è per nulla semplice. E bisogna premettere che non si parla delle normali preoccupazioni che possono insorgere quando si avvicina il parto. Si parla, piuttosto, di una paura molto intensa, irrazionale, che può procurare danni non indifferenti al decorso stesso della gravidanza.
Le opzioni di trattamento
I ricercatori, tuttavia, parlano anche di varie opzioni di trattamento, una volta che la presenza della condizione è stata acclarata tramite screening dedicati.
Tra questi approcci i ricercatori individuano:
- Supporto ostetrico fatto perlopiù di assistenza psicologica con varie discussioni riguardanti il parto che devono avvenire con personale qualificato e possibilmente con lo stesso personale che poi sarà vicino alla donna durante il parto.
- Educazione extra sul parto.
- Coinvolgimento del partner nel momento della nascita.
- Visite consentite alla partoriente poco prima del parto.
- Ideazione di un buon piano del parto, ossia la messa in atto di tutte quelle caratteristiche che possono essere da supporto psicologico alla donna nel momento del parto.