Secondo la Coldiretti, molte meno piante vere addobbate nelle case degli italiani. Cura, spazio, denaro, tempo e senso calante di utilità i fattori principali
L’albero naturale di Natale resiste quest’anno nelle case di 3,5 milioni di famiglie. E tende a rimpicciolirsi, non solo per questioni economiche, ma anche per la facilità di trasporto e dal minor spazio disponibile nelle abitazioni. È quanto emerge dall’indagine della Coldiretti in occasione della Festa dell’Immacolata tradizionalmente dedicata dagli italiani alla cura e all’addobbo dell’albero.
Meno alberi e sempre più piccoli
“Negli ultimi quindici anni – sottolinea la Coldiretti – la dimensione l’albero di Natale si è accorciato in media di quasi mezzo metro. Oggi la maggioranza degli abeti acquistati dagli italiani hanno una altezza inferiore al metro e mezzo ma in molti casi non superano neanche il metro.”
“Oltre che per l’altezza i prezzi variano a seconda delle varietà ma complessivamente, comunque, – precisa la Coldiretti – gli abeti più piccoli che non superano il metro e mezzo sono venduti a prezzi variabili tra i 10 e i 60 euro a seconda della misura, della presenza delle radici ed eventualmente del vaso, mentre per le piante di taglia oltre i due metri il prezzo sale anche a 200 euro per varietà particolari.”
La vendita avviene in molti mercati degli agricoltori di Campagna Amica, nei vivai, nella grande distribuzione e presso i fiorai. A questi si aggiungono i garden, dove grazie al pressing della Coldiretti, nell’ultimo Dpcm, piante e fiori si possono acquistare tutti i giorni in tutta la Penisola.
Dove trovare gli alberi naturali
“In Italia gli alberi naturali – informa la Coldiretti – sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono. L’aspetto positivo è che contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi. Grazie agli alberi di Natale è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d’incendi”.
“Niente a vedere con le piante di plastica che – sostiene Coldiretti – arrivano molto spesso dalla Cina, consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto. In più impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente”.
Come scegliere l’albero di natale vero
Secondo la Coldiretti è meglio preventivare l’acquisto degli alberi naturali con qualche giorno di anticipo. Questo per dare modo all’albero di adattarsi al nuovo ambiente e distendere bene i rami. In vivaio, invece, è meglio scegliere alberi italiani, che non sono stati trasportati per lunghe distanze con mezzi inquinanti. L’altezza dev’essere quella giusta per la casa, senza andare alla ricerca della pianta perfetta. E questo perché ogni esemplare tende ad avere un lato meno ricco di rami nella parte cresciuta verso nord. Ma soprattutto è bene ricordarsi che, poiché le piante tendono a perdere gli aghi nella parte interna dei rami, bisogna scuoterle per far cadere quelli secchi.
Indicazioni tecniche per la cura dell’albero
“Tra le mura domestiche l’albero vero va sistemato – continua la Coldiretti – in un luogo luminoso, fresco, lontano da fonti di calore, come stufe e termosifoni. E soprattutto al riparo da correnti d’aria o folate di vento, per la vicinanza a porte e finestre. Inoltre è meglio evitare gli addobbi pesanti per non spezzare i rami ed è bene non spruzzare neve sintetica e spray colorati perché l’albero e vivo e respira”.
“Occorre inoltre mantenere la terra nel vaso umida, ma non eccessivamente bagnata, con l’utilizzo di un nebulizzatore. Si può applicare, tra l’altro, anche ai rami in assenza di fili elettrici. Al termine delle festività, se non ci sono le condizioni per piantare l’albero in giardino, è bene informarsi – conclude la Coldiretti – se ci sono presso il rivenditore, il Comune o il Corpo forestale dello Stato centri di recupero che quando è possibile provvedono ripiantarli in ambienti adatti”.