M- Cecilia Hospital

M. Cecilia Hospital, ricostruita valvola aortica senza protesi

Prende il nome dal cardiochirurgo giapponese Shigeyuki Ozaki la tecnica innovativa per la ricostruzione della valvola aortica.

Che non prevede l’impianto di protesi biologiche o meccaniche. Ma si serve del tessuto prelevato dal pericardio del paziente per creare una “valvola su misura”. Oggi, solo alcuni Centri di Alta Specialità in Italia impiegano questa metodologia. Tra questi Maria Cecilia Hospital Ospedale accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, unica struttura in Emilia Romagna ad utilizzarla.

L’Unità Operativa di Cardiochirurgia di Maria Cecilia Hospital, coordinata dal dott. Alberto Albertini, ha recentemente trattato un paziente di 54 anni. Affetto da una severa insufficienza aortica proprio con la tecnica Ozaki.

“Maria Cecilia Hospital è l’unico centro in Regione ad adottare la tecnica ricostruttiva Ozaki – commenta il dott. AlbertiniQuesta metodica chirurgica ci consente di ricreare la valvola aortica senza applicare protesi artificiali. Ritagliando “su misura” una nuova valvola direttamente dal pericardio del paziente stesso. Una nuova prospettiva di trattamento che mette al centro il benessere a lungo termine del paziente”.

La tecnica Ozaki può essere applicata in tutti i pazienti che vengono operati per la prima volta alle valvole cardiache.

Ed è una metodica operatoria particolarmente indicata per i casi di bicuspidia aortica. Ovvero quando la valvola presenta solo due cuspidi invece che tre. Una malformazione congenita, diagnosticata a circa il 3% della popolazione, che non implica necessariamente un difetto di funzionamento dell’apparato. Ma può comportare un deterioramento più rapido della valvola malformata rispetto a quella naturale.

M.G., ex sportivo agonista, rientrava in questa particolare casistica. Il paziente inoltre era sotto monitoraggio cardiologico regolare da 20 anni a seguito di una diagnosi di stenosi della valvola aortica. Nel 2016 gli viene riscontrata anche un’insufficienza aortica moderata che diventa di grado severo nel giro di pochi anni.

La tecnica Ozaki porta evidenti benefici per il paziente: la protesi creata con tessuto autologo ha una maggiore durata nel tempo rispetto alle protesi biologiche.

E proprio perché viene costruita a partire da tessuto del paziente stesso, pertanto non estraneo all’organismo, non vi sono rischi di reazioni del sistema immunitario.

Entrando nel merito della tecnica Ozaki, “si tratta di una procedura che prevede un approccio chirurgico tradizionale. Viene effettuato in anestesia generale e dura circa 3 ore. Anche il post operatorio è simile ad un comune intervento di cardiochirurgia: il decorso è di circa 7 giorni in reparto e non è necessaria alcuna terapia specifica dopo le dimissioni”, spiega il dott. Albertini.

Il paziente è oggi a casa e potrà riprendere l’attività sportiva amatoriale a tre mesi dall’intervento e una piena attività a sei mesi. Un percorso graduale verso la piena normalità.

“Una volta giunto a casa ho iniziato la rieducazione con la semplice camminata a piedi, partendo da dieci minuti continuativi fino ad arrivare a mezz’ora; dopo circa un mese ho iniziato con la bici da camera senza carico. Tenendo una frequenza massima di 100 bpm. Sto seguendo una tabella di allenamento di lungo periodo che spero mi consentirà di uscire con la bici da corsa entro giugno 2021, naturalmente a ritmi non elevati (entro i 150 bpm), tornando così a praticare sport”.

About Carolina Farci

Studio Beni Culturali all'Università di Cagliari. Mi emoziona tutto ciò che può essere considerato arte.

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