Gli occhi fortemente irritati dovrebbero essere considerati come un importante indicatore per il COVID-19 secondo uno studio apparso su BMJ Open Ophthalmology.
Il 18% delle persone riferiva di aver sofferto di fotofobia, ossia di sensibilità alla luce. Questo rappresenta un aumento di solo il 5% rispetto a coloro che dichiaravano di avere sofferto di questo stesso sintomo prima del COVID-19. Ciò indica che la frequenza degli occhi irritati era nettamente più alta durante la malattia rispetto allo stato pre-COVID. Quindi gli occhi irritati possono essere considerati come il sintomo oculare più significativo sperimentato durante il COVID-19.
In totale, su 83 intervistati, l’88% riportava dei problemi agli occhi entro due settimane da altri sintomi COVID-19. I problemi agli occhi più comuni sperimentati dalle persone intervistate erano fotofobia (18 per cento), occhi irritati/doloranti (16%) e prurito agli occhi (17%).
I sintomi in generale più comuni per la COVID-19 erano, secondo le persone intervistate, affaticamento (91%), febbre (76%), perdita di olfatto/gusto (70%) e tosse secca (66%).
“Sebbene sia importante che i sintomi oculari siano inclusi nell’elenco dei possibili sintomi di COVID-19, riteniamo che gli occhi irritati dovrebbero sostituire la ‘congiuntivite’ poiché è importante differenziarli dai sintomi di altri tipi di infezioni. Come ad esempio le infezioni batteriche, che si manifestano come secrezione mucosa o occhi granulosi”, spiega Shahina Pardhan, l’autrice principale dello studio.
Gli stessi ricercatori, comunque, spiegano nell’abstract dello studio che il termine “congiuntivite” risulta avere un significato troppo ampio e che “dovrebbe essere usato con cautela”.