Gli esperimenti sugli animali non solo non sono necessari, ma sono spesso dannosi perché portano a risultati fuorvianti che danno un falso senso di sicurezza per la successiva sperimentazione sull’uomo
Gli esperimenti sugli animali non possono costituire uno strumento valido per la ricerca sulla salute umana. Se gli uomini fossero roditori da settanta chili probabilmente si. Ma così non è. E’ questa la posizione di tanti fisici, biologi, medici e ricercatori italiani ed europei sulla sperimentazione animale. Un metodo inutile, inaffidabile e soprattutto dannoso per cavie e persone, al di là della questione etica. A vacillare per gli esperti sarebbe infatti la possibilità di rinvenire un fondamento scientifico derivante dal gap incolmabile tra i due generi. Determinerebbe, come già accaduto, non solo inutili sacrifici ma anche rischi per la salute degli esseri umani. Per dire basta alla sperimentazione animale come tecnica di ricerca i ricercatori hanno partecipato al convegno ‘La ricerca scientifica senza animali per il nostro diritto alla salute’.
Il fallimento della sperimentazione animale
Basta guardare le statistiche sull’evoluzione delle problematiche sanitarie per tirare le somme sui risultati raggiunti dalla sperimentazione animale. Secondo il biologo Claude Reiss dai dati elaborati dall’Oms, negli ultimi dieci anni la popolazione colpita da diabete e cancro al seno sarebbe raddoppiata. Inoltre la diffusione dell’alzheimer aumentata dal 5% al 24% e l’autismo incremento di 50 volte. Per un totale di 680 mila persone con diagnosi positive nel 2000 a fronte dei 6 milioni odierni. Cifre che dimostrerebbero «l’inutilità della ricerca condotta sulle cavie da laboratorio». Con “rischi concreti per le generazioni future: dei bambini nati dopo il 2000 il 40% entro il 2050 avrà il diabete, 5 milioni di donne il cancro al seno, 60 mila uomini il cancro alla prostata, 300 persone saranno autistiche ed entro il 2080 l’infertilità maschile colpirà in modo diffuso l’intera popolazione.
Metodi alternativi classici e innovativi
L’unica soluzione è cambiare metodo di ricerca: dall’animale all’essere umano. «E’ già in corso una rivoluzione silente – spiega Marcel Leist, specialista in biomedicina e tossicologia in vitro. A partire dagli anni ‘80 l’industria farmaceutica ha ridotto in modo significativo l’utilizzo di animali. Questo porta vantaggio delle nuove tecnologie con risultati scientifici migliori, costi inferiori e risultati più veloci. Adesso e’ in corso la seconda fase». Sarebbero infatti diverse le tecniche alternative in fase di sperimentazione. Molte delle quali già ritenute equivalenti o migliori dei test animali in predittività ed efficienza: dalla generazione in laboratorio di pelle umana per test cosmetici, ricerca su melanoma e allergie, alla creazione di tessuto polmonare, epatico o renale per studiare infezioni organiche. Tra le innovazioni più recenti invece il progetto dell’embrione virtuale. Si ottiene attraverso l’inserimento di cellule umane nel computer, condotto negli Usa dall’Agenzia Epa. E replicato dall Germania con l’elaborazione del fegato virtuale.