La musica non è solo bella da ascoltare ma anche buona da assimilare: aiuta a migliorare l’umore e a equilibrare la mente, apportando un notevole benessere psicofisico a chi l’ascolta.
Numerosi sono gli studi che suggeriscono come l’ascolto della musica possa essere benefico in molti e molti modi. Per esempio, fa bene all’umore, contrastando depressione e ansia. Poi fa bene al cervello e anche al cuore.
Dalla musica classica che rilassa e stimola l’intelligenza al blues che aumenta la passione fino ad arrivare al metal che favorisce l’autostima, ogni genere musicale apporta specifici benefici.
A livello fisico, per esempio, la musica migliora le funzioni del sistema immunitario con un aumento sia dell’immunoglobulina A (un anticorpo che gioca un ruolo critico nell’immunità), e del numero delle cellule Natural killer. Ad altri livelli, si è scoperto che riduce i livelli di stress e i livelli del cortisolo (l’ormone dello stress). Ma non solo: la musica è risultata efficace nel ridurre l’ansia prima di un intervento chirurgico. E, infine, nel promuovere la produzione dell’ormone ossitocina – l’ormone dell’amore, felicità o appagamento.
La musicoterapia
L’uso della musica a scopi terapeutici è documentato in parecchie civiltà dal mondo antico a oggi.
Come disciplina scientifica, la musicoterapia si sviluppa all’inizio del secolo XVIII. Il primo trattato risale alla prima metà del Settecento (redatto da un medico musicista londinese, Richard Brocklesby).
In Italia i primi esperimenti di musicoterapia vengono fatti presso il Morotrofio di Aversa a partire dal 1843 grazie a Biagio Gioacchino Miraglia.
Tuttavia a oggi da noi non è ancora riconosciuta ufficialmente la figura professionale del musicoterapeuta però alcuni conservatori incominciano a proporre corsi specializzati.