L’innovazione tecnologica in sanità non aspetta. «È urgente per migliorare la valorizzazione di farmaci e devices e la gestione del territorio.»
Secondo l’analisi annuale sulla competenza digitale dei paesi europei condotta dalla Commissione Europea, nel 2020 l’Italia si colloca al venticinquesimo posto su 28.
La Commissione giudica gli italiani “immaturi, impreparati e incompetenti digitalmente”. L’aspetto più positivo è che queste incompetenze sono diffuse in modo equo tra tutte le categorie professionali, compresa quella dei medici. L’innovazione tecnologica in sanità non aspetta.
La pandemia ha dimostrato come la tecnologia possa essere la chiave per un sistema sanitario nazionale in grado di affrontare le sfide attuali.
La sfida della valorizzazione dei farmaci e dei devices
Tra queste sfide c’è anche la valorizzazione dei farmaci e dei devices. Infatti, ancora si incontrano difficoltà nell’ottenere un valore coerente sull’intero percorso di cure e sull’organizzazione assistenziale.
Nella seconda puntata del webinar Academy, il valore del farmaco e dei devices organizzato da Motore Sanità, gli addetti ai lavori si appellano alla valorizzazione in un’ottica di investimento. L’innovazione digitale è un aspetto di cultura e di organizzazione, non di tecnologia.
La tecnologia è ciò che abilità questo cambiamento. Ne è convinto Giuseppe Recchia, vicepresidente della Fondazione Smith Kline di Verona: “Siamo un paese arretrato, non utilizziamo la tecnologia che altri paesi utilizzano da sempre. E qualcuno ha anche messo in relazione l’indice di letalità per Covid in Italia con la disponibilità di tecnologie. Non c’è nessun motivo per cui non si trasformi anche l’area della salute e la sanità. Dobbiamo ricordare che l’attore protagonista non è il medico: è il paziente e il suo telefono. Purtroppo, l’Italia è un paese che ha un sistema operativo del ’92 e che cerca di usare programmi del 2021. Spero che dei 40 miliardi dedicati alla digitalizzazione, una gran parte sia dedicata all’innovazione tecnologica in sanità. Avremo, altrimenti, dei problemi sempre maggiori”.
La nuova normativa che regolerà l’introduzione dei medical devices in Europa, entrerà in vigore a maggio 2021.
Cosa pensa Eugenio Santoro
Spiega Eugenio Santoro, responsabile del Laboratorio di Informatica Medica: “L’obiettivo è creare valore in termini di salute delle persone, aumentare la sicurezza di questi strumenti. E soprattutto aumentarne la loro efficacia. Questo ha fatto sì che molte aziende che producono questi strumenti devono adeguarsi per creare valore e fare sperimentazione clinica. Di conseguenza, l’importanza del collegamento fra fornitori e comunità scientifica deve essere vista come un incentivo ad aumentare una partnership. Fino ad oggi è stata molto limitata”.
Cambiare mentalità secondo Rossana Berardi
Il valore dei farmaci in oncologia si misura in termini di sopravvivenza e qualità di vita dei pazienti.
“Abbiamo dato anni di vita grazie alle terapie innovative e lo dimostrano anche i sopravviventi che i dati epidemiologici ci dimostrano ogni anno. Nuovi farmaci possono essere un’opportunità. Infatti, le società internazionali stanno da anni sottolineando quanto sia importante avere dei parametri standardizzati per valutare l’entità del beneficio. E altri strumenti quali la tossicità. Forse il Covid ci ha insegnato che dobbiamo muoverci verso un cambio di mentalità. Cambiare mentalità significa fare riferimento all’appropriatezza, come strumento per pianificare e ottimizzare i processi terapeutici.”, spiega Rossana Berardi, direttore clinica oncologica UNIVPM-AOU di Ancona.
La tecnologia in medicina generale
Il Covid ha dimostrato che la tecnologia può essere uno strumento di monitoraggio strategico per contenere la pandemia. E per risollevare il territorio.
“Quello che manca al medico di medicina generale per poter rispondere ai bisogni dei propri assistiti pazienti è un’organizzazione. Dove anche la specialistica e la diagnostica sono tenute presenti. Si parla di microteam, ma possiamo anche pensare a formule più evolute. Dove ci sono gli infermieri, il medico di medicina generale, lo specialista e chi fa diagnostica. Perché, diventa difficile con un carico di assistiti anche occuparsi di altro, compresa la formazione. Ma la pandemia ha fermato tutto”, sostiene Gabriella Levato, medico di medicina generale di Milano.
La Lombardia
La Lombardia ha predisposto Micro-bio, una rete che interconnette “machine-to-machine” tutti i laboratori di analisi pubblici. Quindi, si inviano gli esami di microbiologia svolti sugli assistiti in Lombardia, sia in regime di ricovero, sia in regime ambulatoriale.
Un esempio di applicazione riguarda la sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza negli ospedali. È noto che alcune infezioni antibiotico-resistenti possono rimanere addormentate e manifestarsi dopo un mese di incubazione in un assistito. Queste occorrenze costituiscono eventi gravi che minano sia la salute dei cittadini sia la disponibilità delle sale operatorie. E reparti che possono essere nel tempo compromessi con diffusione dell’infezione.
Bisogna essere efficaci e al passo con i tempi, perché questa grande innovazione che si è avuta in questi ultimi anni è ormai alle porte e potrebbe vederci impreparati. E bisogna ricordare sempre che formazione vuol dire competenza, ma la competenza non può essere la giustificazione per non continuare a fare formazione. E la formazione non può essere la giustificazione per non cercare la migliore competenza.