Greenpeace sostiene che è ora di smetterla con gli idrocarburi e di puntare davvero su un futuro green: Eni dovrebbe cambiare.
Non tutti sanno che fra le aziende maggiormente responsabili della crisi climatica c’è Eni, la compagnia petrolifera italiana.
Il colosso si presenta come un’azienda green e all’avanguardia, ma non dice tutta la verità sui suoi piani.
Ha, infatti, in programma di continuare a investire in pozzi di gas e petrolio e bruciare fonti fossili: tutte attività incompatibili con la difesa del clima.
È ora di puntare su progetti green seri e concreti.
Quello che Eni non dice
Il gigante italiano del petrolio è la prima azienda per emissioni di CO2 in Italia. Nel 2018 Eni ha, infatti, emesso in totale 537 milioni di tonnellate di CO2. Non solo: nel suo piano industriale ci sono ancora quasi solo investimenti per l’estrazione di idrocarburi. Mentre alle rinnovabili vanno solo le briciole.
Al posto di dare un taglio alla CO2 con investimenti green, la compagnia preferisce “compensare” le proprie emissioni, con riforestazione e stoccaggio di CO2. Finte soluzioni, pericolose e costose.
Una rivoluzione
Se Eni decidesse di ridurre le proprie emissioni di CO2 nei prossimi anni decisivi, farebbe una rivoluzione. Un piccolo passo per Eni può essere un grande passo per il pianeta Terra.
Continuare a bruciare gas e petrolio vuol dire accelerare lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico, alimentare i cambiamenti climatici. E contribuire all’insorgere di conflitti armati.