Orientamenti solstiziali negli edifici cultuali di Serra Orrios e di Sos Nurattolos
Il solstizio si verifica due volte all’anno quando la Terra nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole, presenta in direzione del Sole angolo massimo o minimo tra il proprio asse di rotazione e il piano orbitale terrestre.
I due solstizi annuali si verificano intorno al 21 dicembre e al 21 giugno sono rispettivamente “solstizio d’inverno” e “solstizio d’estate”. Successivamente ai solstizi, in ciascuno dei due emisferi terrestri si inverte la tendenza al diminuire o all’aumentare delle ore di luce giornaliere.
- Equinozio d’autunno: è il giorno in cui dì e notte hanno la stessa durata.
- Solstizio d’inverno: è il giorno dell’anno con la notte più lunga di tutte e il dì più breve di tutti.
- Equinozio di primavera: è il giorno in cui dì e notte hanno la stessa durata.
- Solstizio d’estate: è il giorno dell’anno con il dì più lungo di tutti e la notte più breve di tutte.
Il solstizio d’inverno e gli uomini
Sin dall’antichità gli uomini festeggiano il solstizio d’inverno. Esso, infatti, è il giorno più corto dell’anno mentre, a partire dal giorno successivo, le giornate tornano ad allungarsi.
Gli antichi romani, tra il 13 festeggiavano il Sol Invictus, il Sole che sconfigge le tenebre e torna a risplendere: in occasione di questo evento, i romani celebravano i Saturnalia, dove si preparavano grandi banchetti.
Con l’arrivo del Cristianesimo queste festività sono sono state sostituite dal Natale, la nascita del bambino Gesù. Inoltre, il 13 dicembre viene festeggiata Santa Lucia, il cui nome richiama proprio la luce.
Tuttavia questi esempi non sono gli unici, anche Egizi, Maya, Inca, popoli celtici e nativi americani avevano ciascuno le proprie tradizioni per celebrare questo evento. Infatti i popoli germanici, ad esempio, festeggiavano la festa di Yule, durante la quale addobbavano a festa un abete. Quest’usanza è arrivata fino a noi con l’albero di Natale.
Nona edizione del convegno internazionale
Quest’anno “La Misura del Tempo”, Aristeo e SAT hanno presentato nuove scoperte sull’importanza del ciclo solare negli allineamenti delle strutture templari di Dorgali e Alà dei Sardi.
In questa nona edizione dell’appuntamento, a suscitare particolare interesse sono stati i risultati dello studio sul villaggio nuragico di Serra Orrios (Dorgali). Questo villaggio si trova ai margini dell’altopiano vulcanico di Gollei.
Come hanno illustrato lo studioso Michele Forteleoni e l’archeologa Simonetta Castia, l’analisi degli edifici ha evidenziato, l’esistenza di un sistema di posizionamento reciproco, significativo sul piano astronomico, che denota un rimando simbolico tra gli spazi a maggior valenza uranica, legati al culto dell’acqua di cielo. La direttrice che congiunge la capanna cultuale al megaron B, presenta un orientamento solstiziale, segnando l’alba del solstizio d’inverno e il tramonto di quello estivo. Rispetto agli altri siti d’altura menzionati, a Serra Orrios sono presenti strutture per la captazione dell’acqua piovana.
Il complesso di Sos Nurattolos sembra costituire un’evoluzione nell’architettura templare nuragica. Appare evidente che le diverse tipologie di santuari sono disposte in modo armonico, per formare la figura regolare di un rombo.
Le osservazioni hanno interessato anche il sito nuragico di Palmavera di Alghero. Michele Forteleoni assieme all’archeologo Luca Doro hanno interpretato sul piano astronomico le tre fasi costruttive del monumento. Originariamente, il nuraghe monotorre presentava un ingresso orientato verso il punto solstiziale apparente, intercettando la posizione in cui sorgeva all’orizzonte reale. Nella seconda fase le due torri laterali sono state edificate in perfetta posizione solstiziale.
In serata a concludere l’appuntamento è stata la quarta edizione di “Divulgare la scienza”, focus dedicato alle corrette modalità di comunicazione in ambito scientifico e tecnologico.
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