La capacità di fare business nel 2020 nonostante quest’anno sia stato un anno insolito. L’esempio virtuoso è “in-GROUP”.
in-GROUP: la capacità di fare business in un anno che ha messo a dura prova l’intero paese, prima ancora che l’intero mondo. Lo ha fatto lasciando che emergessero tutti i limiti di uno stato di fatto con cui abbiamo convissuto dal principio. I gap maggiori si sono riscontrati nel sistema lavoro e imprenditoriale. Pochi business, infatti, si sono fatti trovare preparati alla gestione dell’imprevisto. In molti, invece, hanno visto i loro investimenti dissolversi e tramutarsi in fallimenti. Ciò perché in uno scenario così atipico o sei resiliente o sei costretto a reinventarti per sopravvivere.
Eppure, per fortuna non tutti i manager hanno visto anni di sacrificio andare in fumo. Alcuni sono riusciti a restare a galla, altri sono riusciti a espandere la propria rete di attività, creando nuovi posti di lavoro. Inoltre hanno allargato una visione a un futuro prossimo in cui potersi collocare in maniera sempre più attoriale e non come semplici comparse.
È il caso di in-GROUP, che nasce dodici anni fa come agenzia che si è occupata di generare analisi, consulenza e sviluppo per aziende che volevano diventare progetti Retail e franchising. Con il tempo si sono specializzati sempre più e hanno acquisito clienti sempre più importanti nazionali e internazionali. Dopo un quinquennio trascorso nel mondo del retail diretto e come consulenze per clienti del settore, l’azienda, nel 2018, ha deciso di intraprendere il terzo quinquennio della sua storia con una importante maturità e consapevolezza facendo nuove scelte. Scelte che ci porta alla nuova primavera aziendale che la società ha inaugurato con il marchio “in-GROUP”, abbreviando il marchio In-Franchising group.
Il progetto in controtendenza di in-GROUP
A fronte di questo esempio così virtuoso, in un momento storico così ostico, il team di in-GROUP è riuscito a seminare il germe della rinascita nel 2019. Ha raccolto i frutti già nel 2020, andando in direzione ostinata e contraria rispetto al mercato.
Il dottor Stefano Tisi, fondatore e CEO del marchio, ha dichiarato che “in un momento storico in cui tutti gli imprenditori di diversi settori erano vittime del proprio scoramento, noi abbiamo anticipato e creduto in un nuovo asset strutturato, complementare ai settori del retail e del franchising che ben conoscevamo. Questa esigenza è nata dalla consapevolezza di aver raggiunto il giusto know-out dato da più di un decennio di lavoro in questo campo. E anche da un po’ di sana follia, che è il vero sale della creatività e ascesa professionale”.
A far da padrone in questa nuova avventura è stato – paradossalmente – proprio il periodo storico. Quando al team si sono palesate alcune occasioni di mercato dovute principalmente a dismissioni delle attività da parte di alcuni clienti, anziché permettere che queste realtà imprenditoriali si dissolvessero, si è preferito rilevare questi business e proporre nuove forme di collaborazione.
Spiega sempre Tisi: “Abbiamo studiato e pianificato tutte queste diverse realtà, optato per strategie ad hoc per ogni singola attività facendo di fatto nascere la divisione chiamata e logata “Al Fundain”. Divisione che noi scherzosamente abbiamo sempre soprannominato “il fondino” o “piccolo fondo”, ma già predisposto in grande per conti economici, con una struttura organizzativa, accortezze di campo e propositi”.
La divisione Al Fundain
Attualmente Al Fundain, si compone di tre brand: due di ristorazione e uno di benessere-fit e si basa su ciò che il team chiama la “perfezione retail”. Una perfezione che si può riassumere in: una catena di pesce, una catena di sapori storici popolari e nel beauty-fit di White Lab, una catena che unisce il benessere alla tecnologia.
Le previsioni sullo scenario di retail per il 2021 sono positive. Esse porteranno ancora più occasioni. Nel frattempo, procedono i collaudi di struttura, personale, formule, materie prime e servizi. Nascono nuove richieste di investitori e clienti, a confermare che “questa follia intrapresa nell’anno più inconsueto degli ultimi decenni, è la strada giusta e che i grandissimi sacrifici fatti in questi mesi così difficili forgeranno tutta in-Group”.
In-GROUP anche nel 2021 continuerà a perseguire la strada già tracciata nei dodici anni di attività pregressa nel campo della consulting, della mediazione. Inoltre implementerà il suo asset strategico nella pianificazione e espansione a 360 gradi nel mondo del retail, sperimentando il protocollo del collaudo di clienti “particolari”.
Il retail italiano verso l’internazionalizzazione
Alla fine di questo anno alcuni advisor internazionali hanno puntato l’obiettivo verso il gruppo. Questo ha fatto capire a Tisi e al team che, seppur il progetto fosse nuovo, era allo stesso tempo molto maturo proprio per il background di esperienze pregresse. Resta chiaro sia da subito, tuttavia, che qualsiasi partner finanziario internazionale deve lasciare il timone alla gestione nazionale.
Alla luce della situazione pandemica attuale e di una recessione economica e politica, il mercato del retail in Italia si trova ad affrontare una grande sfida che è quella di rompere il muro verso l’estero. Per alcuni sarà doloroso, per altri addirittura impossibile. Però la sfida è sempre più stimolante, alla luce del fatto che nelle situazioni di emergenza le competenze reali riescono a farsi strada in maniera ancora più fluida.
In questa condizione, tutte le realtà “artigianali” senza un oggettivo sostegno di creatività innovativa o di reale professionalità, non troveranno più terreno fertile. Si dovrebbe, invece, lasciare maggiore spazio ai progetti manageriali organizzati in modo vincente. I quali hanno di fatto maggiore libertà di attingere a spazi di mercato libero e al capitale umano disponibile.
in-Group si colloca in questa nuova quotidianità con un grande progetto che si basa sulla qualità dei bisogni veri del consumatore. In aggiunta si rispetta il suo cambiamento attuale e repentino, ricreando un ambiente di svago e interesse fuori dal nucleo casalingo senza forzarlo. Questo lo rende desideroso di nuova qualità e nuove fonti di riconoscibilità di status.