Entro il 2040 saranno 635 i milioni di persone in tutto il mondo che saranno minacciati o che resteranno danneggiate dal cedimento della superficie del suolo. Questo secondo un nuovo modello sviluppato dallo scienziato Gerardo Herrera Garcia.
Si parla del 19% della popolazione mondiale.
Il fenomeno in questione, detto anche subsidenza o subsistenza, vede il suolo affondare, più o meno all’improvviso. Oppure in modo molto graduale, e dunque scendere di livello. Spesso è causato da processi naturali, ma in questo caso i ricercatori puntano il dito soprattutto sulle attività umane. Come quelle che si mettono in atto per procurarsi l’acqua dal sottosuolo.
Questo studio potrebbe rappresentare un primo passo fondamentale verso la formulazione di politiche efficaci di cedimento del suolo. Queste mancano nella maggior parte dei paesi del mondo, come spiegano gli stessi autori dello studio.
Questi ultimi hanno in effetti analizzato diversi studi, alcuni vecchi decenni, su questo fenomeno. Accorgendosi che il cedimento del suolo, in parte procurato proprio dall’esaurimento delle acque sotterranee, è un fenomeno che interessa almeno 34 paesi e 200 località diverse.
Ma si tratta di un fenomeno, secondo gli stessi ricercatori, che diverrà ancora più diffuso assumendo caratteristiche globali. E coinvolgendo buona parte della popolazione mondiale, cosa che di certo non accelererà la crescita economica. Anzi avrà un impatto molto grande sui prodotti interni lordi dei paesi coinvolti.
In molte parti del mondo si verificheranno sempre di più fenomeni come improvvisi cedimenti del suolo e relativi danni, che saranno maggiori nelle aree più abitate.
Ora non ci sono veri e propri modelli di prevenzione, ma quello che si fa è monitorare in maniera costante le aree più ad alto rischio. Per prendere eventuali contromisure.
A soffrire di più, secondo il modello dei ricercatori, saranno quelle aree che già oggi soffrono del cosiddetto “stress idrico”. Ossia quelle aree in cui la popolazione ha più bisogno di acqua. Secondo il modello, la maggior parte di queste aree a rischio si trova in Asia.