Il cioccolato fondente ha più effetti positivi sull’organismo di quanto si potrebbe immaginare
Maria Antonietta non viaggiava mai senza. Voltaire ne assumeva in quantità ogni giorno per combattere la debolezza dovuta all’età avanzata. Casanova ne faceva uso per gli effetti afrodisiaci. Parlo del cioccolato. Negli anni ha conquistato il palato di grandi personaggi storici che non hanno tenuto celata la loro passione per il cosiddetto Cibo degli Dei. E come non essere d’accordo con loro? Mi metto in prima fila tra gli amanti di questo alimento, apprezzabile in tutte le sue forme: dalla semplice tavoletta al cono gelato, il salame al cioccolato, le praline, la cioccolata liquida in tazza, la mousse e il budino. E potrei continuare con l’elenco, senza sensi di colpa, soprattutto da quando ho scoperto i valori nutrizionali e le proprietà del cioccolato, qualsiasi imbarazzo è sparito all’istante.
Il cioccolato, per essere chiamato tale, deve avere almeno il 43% di cacao. Solo in questo caso ha senso parlare di proprietà e valori nutrizionali confermati; per cui vale la pena di accantonare il cioccolato al latte (25% di cacao) e il cioccolato bianco, quest’ultimo completamente privo di cacao e composto solo da burro di cacao, latte e molto zucchero.
Il cioccolato fondente deve quindi contenere una percentuale minima di cacao, minimo il 43% e di burro di cacao, minimo il 28%, mentre la pasta di cacao, ovvero la sostanza secca che lo compone, può variare dalla percentuale del 55% al 70%.
Il cacao di cui è composto il cioccolato fondente deriva dai semi del Theobroma cacao, una pianta arborea originaria dell’America Centrale. I semi contenuti dentro un frutto grande come un melone vengono sottoposti a una serie di operazioni: la fermentazione, l’essiccazione, la torrefazione, la granellatura e macinazione. Infine la spremitura (in quest’ultima fase si estrae il burro di cacao). Segue poi la raffinazione, il concaggio e il temperaggio per stabilizzare la pasta fluida per l’ultima lavorazione.