Un confronto sull’ipotesi di esternalizzazione di alcune attività “core”, come le manovre di esercizio sulla rete elettrica di media tensione.
Le iniziative di mobilitazione, senza precedenti, con lo sciopero degli straordinari e lo sciopero generale del 19 novembre 2020, pur garantendo le prestazioni essenziali per la continuità del servizio pubblico e della sicurezza del sistema elettrico con non pochi sacrifici. Il nuovo sciopero fissato per lo scorso 17 dicembre, fermato grazie all’accordo trovato con Enel.
“Abbiamo dimostrato di avere consapevolezza della delicatezza e della difficoltà del momento che stiamo vivendo. Come Flaei-Cisl, siamo stati coerenti con la nostra storia e la nostra mission, facendo prevalere la responsabilità sugli interessi di parte. E tutelando il futuro della politica energetica italiana, scelta strategica che non può vedere il sindacato assente.”, spiega Salvatore Mancuso, segretario generale della Flaei-Cisl ovvero il comparto delle aziende elettriche.
Segretario Mancuso, che fase comincia ora per voi?
“Come Flaei-Cisl, lo abbiamo già detto a chiare lettere, parlando di monitoraggio e di un ruolo che siamo pronti a ritagliarci da “vigilantes dell’accordo. Adesso ci aspettiamo unicamente fatti concreti, passi specifici che non si limitino alle sole parole, alle mere dichiarazioni d’intenti. Con l’azienda c’è stato un enorme salto di qualità, quello che io ho chiamato il ‘momento dell’ascoltò che ha prodotto ‘il momento della condivisione: l’accordo sottoscritto l’11 dicembre rappresenta un cambio di paradigma per tutti, vertici, sindacato, lavoratori”.
Cosa intende per cambio di paradigma?
“La “nuova Enel” è una prospettiva reale che deve accomunare e riguardare ogni componente, nessuna esclusa. Dobbiamo essere compartecipi del futuro, guardare in avanti, avere chiaro il disegno di una nuova azienda, competitiva, proiettata verso le nuove strategie energetiche del paese. La stessa rivendicazione occupazionale, al primo posto nelle nostre priorità, non va vista come una battaglia di retroguardia, conservativa. Ma all’interno di un progetto, di una visione. È questione di vita o di morte. Guardi, uno dei motivi per cui abbiamo sospeso lo sciopero, oltre alla soddisfazione per il sì alle nostre richieste, è stato anche per senso di responsabilità nei confronti degli italiani, colpiti dall’emergenza pandemica. I lavoratori del comparto elettrico, hanno lavorato con grande impegno in questi mesi drammatici. Garantendo un servizio professionale e altamente specializzato. Per questo non c’era e non c’è bisogno delle esternalizzazioni”.
Come giudica l’accordo?
“È un buon inizio. Abbiamo accolto una disponibilità non da poco. In relazione al piano industriale 2021/2023, l’azienda non procederà più sulla esternalizzazione delle manovre e sulle reperibilità di zona. Ha confermato investimenti per il prossimo triennio di ben 14 miliardi di euro, fondamentali per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per la digitalizzazione della rete. E poi, le nuove assunzioni: al momento fissate nella cifra di 900 unità. Il segnale maggiore colto da noi, è che le professionalità andranno tutelate all’interno dell’azienda, non pensando all’esterno.”
Quali saranno ora i prossimi passi?
“Ripeto, ci aspettiamo ora comportamenti coerenti con l’accordo.
Dopo le feste partiranno i tavoli del confronto e della verifica.
E li affronteremo con la fermezza della nostra storia, ma anche con ottimismo. Noi siamo pronti a lavorare, ma vogliamo la nuova Enel al nostro fianco. A due cose non rinunceremo mai. Una è la condizione di ogni dialogo con l’azienda, lo stop all’articolo 177 del codice degli appalti, quello delle esternalizzazioni. La seconda, è la partecipazione azionaria dei lavoratori. Il nostro fiore all’occhiello”.