Abbiamo iniziato a parlare dei benefici che potrebbe avere la vitamina D sui pazienti con CoViD-19 perché esistono dati a favore di un possibile effetto della vitamina D sullo sviluppo di infezioni respiratorie. Si tratterebbe, in particolare, di un’azione protettiva della forma di vitamina D che viene prodotta dalla cute per esposizione al sole. É, però, un contributo preliminare.
Anche voci accademiche sostengono la causa della vitamina D nella lotta alla CoViD-19. Alcune di queste sono basate su una azione di stimolo sulla risposta immunitaria, ma i risultati sono in realtà contrastanti. Altre, invece, basate su un suo ipotetico effetto antivirale e su una generica azione protettiva sulle infezioni respiratorie. L’ipotesi più recente, infine, arriva ad attribuire alla carenza di questa vitamina la più elevata mortalità da CoViD-19 nell’Italia del Nord, soprattutto in Lombardia. In questo caso occorre fare attenzione a non scambiare l’effetto per la causa. Ma l’orientamento attuale è di ritenere la carenza di vitamina D più come conseguenza della malattia e che non causa della situazione compromessa.
Nuove evidenze
Anche se sono necessari ulteriori studi controllati, la vitamina D sembra più efficace contro il COVID-19 (sia per la velocità di negativizzazione, sia per l’evoluzione benigna della malattia in caso di infezione) se somministrata con obiettivi di prevenzione, soprattutto nei soggetti anziani, fragili e istituzionalizzati.
Nonostante questi ed altri dati, l’impiego della vitamina nella prevenzione e nella terapia del COVID-19 non è stato preso in considerazione. Con la giustificazione dell’assenza di un’evidenza scientifica sufficiente.
Gran Bretagna invece, e prima ancora Scozia, con disposizione governativa, hanno recentemente disposto la supplementazione di vitamina D a 2,7 milioni di soggetti a rischio di COVID-19 (gli anziani, la popolazione di colore e i residenti nelle RSA). Con un’operazione che alla Camera dei Comuni definita “a basso costo e zero rischi”. Ne è seguito un vivace dibattito scientifico.
In conclusione, anche se l’utilità di questo metodo non è ancora del tutto ben definita, riteniamo che i dati che abbiamo sinteticamente riportato, suggeriscano un serio approfondimento in materia.
Con l’attivazione di uno studio clinico promosso e supportato dallo Stato, sull’efficacia terapeutica, a pazienti sintomatici.
Con la somministrazione preventiva di Colecalciferolo orale a soggetti a rischio di contagio. Segnaliamo che in questo ambito l’utilizzo della vitamina D che, anche ad alte dosi, non presenta sostanziali effetti collaterali, è comunque utile per correggere una situazione di specifica carenza generale della popolazione. Soprattutto nel periodo invernale, indipendentemente dal Coronavirus.
https://www.unicaradio.it/2021/01/vaccinazioni-la-sardegna-arranca/