Le persone empatiche godono di una buona conoscenza emotiva
Tuttavia, ed ecco che si presentano i problemi, non tutti riescono ad accendere quella lanterna che illumina il processo di costruzione delle relazioni più solide ed appaganti.
Spesso sentiamo dire frasi come “quella persona non è empatica”, “quel tizio è un egoista ed è totalmente privo di empatia”. Ebbene, una cosa molto importante da chiarire subito è che il nostro cervello dispone di un’architettura molto sofisticata mediante la quale favorisce questa connessione. In fin dei conti, l’empatia è una delle strategie con cui garantiamo la sopravvivenza della nostra specie: ci permette di capire l’individuo che abbiamo davanti.
L’empatia è una parte indispensabile dell’intelligenza emotiva. Sappiamo che questa corrente scientifica e quella della crescita personale vanno di moda. Siamo sicuri però di aver imparato ad essere dei bravi gestori del nostro mondo emotivo?
- In realtà non siamo poi così bravi. Oggigiorno ci sono ancora molte persone che prendono sottogamba concetti quali l’auto-regolazione, la resilienza, la proattività, l’assertività. Si tratta di persone prive di un vero e proprio inventario emotivo che continuano a lasciarsi trasportare dalla rabbia, dall’ira o dalla frustrazione come farebbe un bambino di 4 anni.
- Altre persone, invece, credono che essere empatici sia sinonimo di sofferenza. Come se si trattasse di un contagio emotivo tramite cui si vive il dolore altrui e si entra in una sorta di mimetismo del malessere.
Non si tratta del giusto approccio. Bisogna capire che l’empatia sana, utile e costruttiva nasce da colui che è in grado di gestire le proprie emozioni, che gode di un’autostima forte, che sa porre dei limiti e che è abile anche ad accompagnare gli altri in senso emotivo e cognitivo.