Aumento degli abbandoni scolastici: il lockdown ha dato una spinta ulteriore a lasciare la scuola. Lo riporta un’indagine condotta da Ipsos tra gli studenti della secondaria di secondo grado.
Nel 28% delle classi si sarebbe verificato almeno un abbandono di un loro compagno, da quando la pandemia ha compromesso le attività didattiche in presenza.
“Il problema – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che in un modo o nell’altro la didattica a distanza ha messo a nudo gli effetti del digital divide. Purtroppo continua a imperversare nel nostro paese, con gli alunni che diventano vittime innocenti di questo intollerabile gap di conoscenze e soprattutto di accesso alle nuove tecnologie digitali ed interattive. Oltre che per permettere l’attuazione del diritto allo studio su tutti i giovani, affrontare questo problema permetterebbe di combattere pure la dispersione scolastica.
Assegnazione di device da parte del Governo
“Ha fatto bene il Governo, quindi, a intervenire con l’assegnazione di device e collegamenti ai discenti che ne erano sprovvisti. Come pure in comodato d’uso ai docenti precari, anche se per i supplenti continua a essere indispensabile l’accesso al bonus dell’aggiornamento. Assegnato invece dalla Legge 107/15 solo al corpo insegnante di ruolo. Sullo sfondo rimangono poi altri nodi da sciogliere. La mancata cancellazione del dimensionamento scolastico introdotto negli ultimi 12 anni, con 4mila istituti autonomi tagliati su 12mila. L’aumento progressivo di alunni per classe, alla base dell’indecenza delle ventimila classi pollaio, tagli operati alla Conoscenza dagli ultimi governi, anche nei confronti degli enti locali. Con effetti inaccettabili pure sul versante del personale, il quale si è trovato con stipendi soffocati dall’inflazione, sempre più precarizzato e con sempre meno posti a disposizione.
Ecco perché sarebbe indispensabile andare a incrementare gli organici, anche del personale Ata. Proprio in quelle zone dove il disagio è maggiore, il tasso di abbandono è alto. Infine tutto ciò è direttamente proporzionale spesso anche al numero di alunni stranieri, difficili e con disabilità”.