Il tema della riapertura delle scuole resta ancora in sospeso
Gli studenti delle superiori sarebbero dovuti tornare in presenza almeno al 50% già lo scorso 11 gennaio. Tuttavia una serie di ordinanze regionali hanno posticipato il rientro in classe. Ora però la riapertura delle scuole deve fare i conti anche con il ritorno in “zona rossa” di alcune regioni.
Il ministro della Salute Speranza per dirimere il nodo, ha convocato questa mattina una riunione urgente con il Cts. Secondo il parere del Comitato tecnico scientifico, le scuole superiori possono tornare in presenza nella misura del 50% e fino al 75%.
Inoltre il Cts ha indicato che se per qualche motivo legato alla contingenza i presidenti di Regione optassero per una scelta diversa, “dovranno assumersi la responsabilità politica delle loro decisioni”.
Dopo continui tira e molla, lunedì 18 gennaio, torneranno in classe gli studenti delle scuole superiori di quattro Regioni italiane. Si tratta del Lazio, Piemonte, Molise ed Emilia Romagna. Il presidente di quest’ultima Regione, Stefano Bonaccini afferma la presenza di una situazione di incertezza” che aleggia sulla scuola alla luce della parole del Comitato Tecnico Scientifico che, stamane, ha dato parere positivo sul ritorno in classe per gli studenti superiori.
Bonaccini afferma che il consulente del ministero della Salute ha evocato la necessità di un lockdown generalizzato. Al tempo stesso però il Cts afferma che la didattica in presenza ora è addirittura compatibile con la zona arancione.
Una scelta contraddittoria?
“Ho rispetto della scienza e ho rispetto delle sentenze – continua Bonaccini-. Quindi, come ho detto, da domani anche i ragazzi delle scuole secondarie superiori dell’Emilia-Romagna torneranno in presenza almeno al 50%. Non ho alcuna intenzione di accrescere il caos”. Tuttavia Bonaccini afferma che esiste una certa contraddizione dato che ci sono Regioni in zona gialla con la didattica a distanza e Regioni in zona arancione con la didattica in presenza anche per le scuole superiori.
La didattica in presenza, secondo l’ultimo Dpcm, dovrà essere garantita “almeno al 50% e fino ad un massimo del 75% della popolazione studentesca”. Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Toscana e Abruzzo sono già partite o giovedì 7 o lunedì 11. La Campania riporterà in classe solo la terza elementare (ci sono già infanzia, prima e seconda). Per le altre è previsto un rientro tra lunedì 25 gennaio e lunedì 1 febbraio.
L’AGI Antonello Giannelli afferma che esiste l’esigenza di tornare a scuola. Tuttavia il rientro deve essere valutato con l’aspetto della sicurezza. Per questo motivo negli ultimi giorni, c’è stata molta attenzione sul servizio dei trasporti. Giannelli si augura che questa riapertura sia duratura e che nell’immediato futuro scompaiano anche comportamenti scorretti che fanno risalire la curva dei contagi. Altrimenti saremo costretti a tornare alla didattica a distanza.
A preoccupa però c’è il caso Veneto. Sono infatti circa 200 le classi scolastiche di elementari e medie sottoposte a quarantena per la positività di uno o più studenti. E’ l’effetto, 10 giorni dopo la ripresa dalle vacanze di Natale, dell’ordinanza della Regione che ha cambiato la gestione dei casi positivi a scuola, obbligando all’isolamento le intere classi in presenza anche di un solo contagio. Con la procedura precedente, in caso di positività tutta la classe veniva sottoposta ai tamponi, e se gli alunni risultavano tutti negativi potevano riprendere le lezioni.
La nuova ordinanza è stata spiegata con la necessità di fermare il rischio focolai negli istituti. In Veneto la provincia di Padova è quella con il maggior numero di classi in quarantena, una settantina.