L’Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria-ARIR ha organizzato un seminario internazionale per gli specialisti del settore
L’obiettivo dei responsabili scientifici dell’evento – Andrea Lanza ed Emilia Privitera – era quello di condividere esperienze, strategie terapeutiche e modelli organizzativi per la gestione della CoViD-19. E le tre sessioni dell’evento hanno sottolineato un dato: il fisioterapista è stato coinvolto ovunque nella gestione dei casi da SARS.COV.2. Infatti sono coinvolti dalla gestione in pronto soccorso alle terapie intensive e subintensive. Inoltre offorno il massimo apporto nei team multidisciplinari.
E’ necessario integrarli urgentemente all’interno dei gruppi di lavoro. In questo modo si assicurano gli interventi precoci e indispensabili già dalle prime fasi di cure intensive; la gestione di formazioni “lampo”; la gestione delle strategie e dei presidi respiratori; individuare e valutare tutti i tipi di apparecchiature più utili per i pazienti.
Al centro del dibattito promosso da ARIR c’è stata una considerazione: la storia di questa pandemia ha ricordato il ruolo vitale della comunità scientifico-assistenziale. Tutti gli operatori sanitari sono membri a pieno titolo di questa comunità scientifica, ciascuno il potenziale per acquisire e interpretare informazioni indispensabili per fare il quadro generale più completo. I relatori affermano che c’è molto da imparare da questa esperienza che renderà gli specialisti più pronti ad affrontare le sfide future; in particolar modo le sfide pertinenti alla fisioterapia ed alla riabilitazione polmonare.
I fisioterapisti respiratori sono chiamati all’azione
La conclusione del seminario è affidata alle parole di Andrea Lanza: “Ora, più che mai, i fisioterapisti respiratori sono chiamati all’azione. Tuttavia, dobbiamo ampliare le nostre competenze per rispondere ai sempre nuovi bisogni di salute che si affermano anche in periodi emergenziali: per questo dobbiamo riscrivere i modelli organizzativi nei contesti acuti e rafforzare il nostro ruolo nella comunità”.
E in giro per il mondo la “riscrittura” del modello di gestione dell’emergenza è già in atto: non a caso in Brasile – ha sottolineato il prof Wellington Pereira Yamaguti, fisioterapista dell’Hospital Sírio-Libanês di San Paolo, il più importante centro sanitario del SudAmerica – al termine della prima fase pandemica è stata emessa una direttiva sanitaria che include il fisioterapista in tutti i reparti di medicina intensiva, con l’indicazione della presenza di un fisioterapista ogni 6-10 letti. Anche il nostro Paese potrebbe uniformarsi a questa scelta lungimirante, per essere in grado di acquisire una preziosa risorsa strategica nella gestione abituale delle terapie intensive.