La Corte Costituzionale ha disposto la sospensione dell’efficacia della legge della Regione Valle d’Aosta 9 dicembre 2020, n. 11, impugnata dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Con tale legge regionale, come precisato dalla Consulta, la Regione ha, tra l’altro, individuato attività sociali ed economiche, tra le quali la caccia. Il loro svolgimento è consentito, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, anche in deroga a quanto contrariamente stabilito dalla normativa statale.
In tal modo la legge regionale impugnata si è sovrapposta alla normativa statale. E’ lo Stato ad avere la competenza esclusiva normativa su tematiche si sicurezza per la salute; il che prescinde dal contenuto delle ordinanze in concreto adottate”.
Per le associazioni ENPA, LAV, Legambiente, Lipu e WWF Italia
“Sebbene si tratti di una ordinanza cautelare questa pronuncia certifica e riconosce una diffusa tendenza delle regioni. Dalla Valle D’Aosta alla Puglia e alla Calabria, dall’Abruzzo alla Toscana, dalla Campania alla Lombardia, dal Molise all’Umbria e alla Sardegna fino al Veneto le regioni continuano ad emanare leggi o provvedimenti amministrativi che si pongono in pieno contrasto con i DPCM vigenti. Si viola in tal modo il principio costituzionale di uguaglianza, mettono concretamente a rischio la salute dei cittadini. Il filo conduttore di queste operazioni è la materia venatoria il cui svolgimento è stato addirittura ritenuto uno ‘stato di necessità’ . Si dimentica che si tratta di una mera attività ludica svolta da privati cittadini che nulla ha a che fare con il controllo faunistico e con le azioni pubbliche necessarie a tutelale delle colture agricole”.
Le Associazioni ENPA, LAV, Legambiente, Lipu e WWF Italia hanno già da tempo denunciato al Governo e alle stesse regioni. La caccia rientra in una attività pericolosa che sacrifica, in maniera ingiustificabile, la tutela della salute sull’altare degli interessi elettoralistici. Così facendo si producono diseguaglianze e disparità di trattamento tra i cittadini che continueranno a denunciare, tanto in sede istituzionale quanto in sede giudiziaria, ogni futuro simile tentativo.