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Covid-19 e sclerosi multipla: prosegue la raccolta dati

Il primo e più ampio studio osservazionale al mondo su Covid-19 e sclerosi multipla (Musc-19), va avanti. Sempre più persone esaminate.

Sclerosi multipla
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La piattaforma Sclerosi Multipla e COVID-19 – MuSC-19 è un progetto di raccolta dati internazionale. Con il tempo sta aumentando il numero di persone analizzate – ad oggi sono circa 1800 soggetti e 114 centri partecipanti – e aumentano i dati utili a comprendere meglio l’impatto dell’infezione da Sars-Cov-2 sulle persone con sclerosi multipla, sulle terapie che assumono, e sulle decisioni cliniche relative alla gestione di una patologia cronica e ingravescente.

Questo studio ha avuto il grande merito di fornire dati solidi, riducendo quindi l’incertezza del clinico e, di riflesso, i timori della persona con sclerosi multipla, rispetto alle decisioni terapeutiche da prendere.

I dati dello studio

Gli ultimi dati dello studio hanno confermato un livello di sicurezza accettabile delle terapie per la sclerosi multipla. Questi risultati, pubblicati sulla rivista Annals of Neurology, sono in linea con quelli del primo studio, pubblicato su Lancet Neurology. Ora sono emerse più chiaramente alcune differenze fra le terapie.

85 centri italiani per la SM hanno raccolto dati clinici e demografici su 844 persone con SM con sintomi da COVID-19. L’insieme comprende sia casi confermati di Covid-19, ovvero positivi al test, che sospetti, ovvero con sintomi fortemente associati al Covid-19 e/o in contatto con un caso positivo nei 14 giorni precedenti la comparsa dei sintomi.

«Un dato chiaro – commenta la professoressa Maria Pia Sormani dell’Università di Genova, che gestisce la piattaforma MuSC-19. – è che non sono emersi segnali allarmanti. Su 844 pazienti, 708 (cioè l’84%) hanno avuto una malattia leggera. I pazienti che sono stati ricoverati in ospedale ed hanno avuto una malattia più aggressiva sono simili per caratteristiche ai pazienti gravi nella popolazione sana: età più avanzata, sesso maschile, alta disabilità».

Nei pazienti analizzati si sono verificati 13 decessi (1,5%), di questi 11 erano in fase progressiva di malattia e 8 senza terapia. 38 (4,5%) sono stati ricoverati in un’unità di terapia intensiva o sub-intensiva, 99 (11,7%) hanno avuto una polmonite radiologicamente documentata e 96 (11,4%) sono stati ricoverati in reparti non intensivi.

Dati chiari, ma la ricerca non deve fermarsi

In questo momento è fondamentale che la raccolta dati e la straordinaria collaborazione fra centri per la sclerosi multipla prosegua, anche per valutare l’influenza delle terapie sulla efficacia delle vaccinazioni. Inoltre, sarà importante comprendere l’impatto del SARS-CoV-2 nella sclerosi multipla nel breve, medio e lungo termine.

About Fabio Allegra

Studente di Scienze della Comunicazione presso l'Università di Cagliari. Non apprezzo il maestrale.

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