In Italia, il Covid ha colpito soprattutto l’economia delle regioni a vocazione più industriale. Nel 2021 attesa ripresa dei servizi.
In Italia, la caduta stimata del prodotto interno lordo per il 2020 dovrebbe essere stata del 9,2 per cento, decisamente superiore a quella del 2009. La prospettiva per il 2021 è di una ripresa parziale del Pil pari al 5,4 per cento.
Nel 2020 la recessione ha colpito più duramente le regioni del Nord senza particolari distinzioni, ma in misura minore l’Emilia-Romagna rispetto a Lombardia, Toscana, Piemonte e Veneto.
Questo emerge nel quadro internazionale e nazionale dell’edizione di gennaio degli Scenari per le economie locali di Prometeia, analizzati dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia- Romagna.
L’industria il settore più colpito, reggono le costruzioni
Nel 2020, l’industria è quella che ha accusato il colpo più duro (-11,9 per cento). Anche nei servizi la recessione è stata pesante, mentre la caduta dell’attività è stata più contenuta nelle costruzioni. Nel 2021 la ripresa sarà solo parziale soprattutto nei servizi (+4,0 per cento), che risentirà più a lungo dello shock, un po’ più pronta nell’industria (8,5 per cento), mentre le costruzioni trarranno ampio vantaggio dalle misure introdotte a vantaggio della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico (+10,7 per cento).
Nel 2021 continua il calo dell’occupazione
Nel 2020 gli effetti della pandemia hanno condotto a una sensibile riduzione delle forze lavoro (-1,3 per cento) e dell’occupazione (-1,7 per cento), per la fuoriuscita dal mercato di molti lavoratori non tutelati, con un più contenuto aumento della disoccupazione, salita dal 5,5 al 6,0 per cento. Nel 2021 l’occupazione si ridurrà ancora lievemente (-0,2 per cento) e aumenterà ulteriormente il tasso di disoccupazione (+6,7 per cento), ai massimi dal 2016.
Prospettive mondiali
In quest’anno appena iniziato, il prodotto mondiale dovrebbe crescere del 5,1 per cento. In particolare, la ripresa dovrebbe risultare del 3,7 per cento negli Stati Uniti, del 3,9 per cento nell’area dell’euro e esplosiva in Cina (+8,8 per cento).