Aumentano gli attacchi informatici in Italia a danno di aziende e professionisti nel 2020. L’allarme é stato lanciato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
Sono dati impressionanti, quelli resi noti durante il convegno “L’hacker nel faldone”, organizzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Nel corso del 2020, spiega Oren Elimelech, consulente del Governo Israeliano per la cybersecurity ed esperto della compagnia assicurativa Lev Ins, nel nostro Paese si sono registrati 2332 attacchi di pirateria informatica – uno ogni quattro ore – a fronte di 1802 attacchi nel corso del 2019.
I dettagli dello studio
Ottobre e dicembre i mesi più pericolosi per la sicurezza informatica. In particolare l’ultimo mese dell’anno appena trascorso ha registrato da solo 227 eventi critici a fronte di 157 eventi segnalati nel 2019 e di 106 nel 2018. Quanto alla natura degli attacchi, nel 40% dei casi si è trattato di malware, ma nel 9% degli episodi le vittime sono state individuate in precedenza, in sostanza prese di mira dagli hacker perché ritenute particolarmente vulnerabili. “Un segnale preoccupante perché conferma – spiega Elimelech, fondatore del Cyberteam 360 – che i pirati stanno prendendo di mira l’Italia in modo particolare”.
Le ragioni dietro questi attacchi
Quanto alle cause, la richiesta di denaro è di gran lunga l’obiettivo principale, mentre l’attivismo politico – il cosiddetto hacktivism – rappresenta una percentuale minima degli eventi. Un sondaggio condotto da Cyberteam 360 su mille professionisti operanti nel settore della sicurezza informatica rivela che il 90% delle imprese ha subito un attacco. Fra le tecniche privilegiate dalla criminalità informatica la cosiddetta “island-hopping”, letteralmente “da un’isola all’altra”, che consiste nel prendere di mira un obiettivo più piccolo e vulnerabile per infiltrarsi nei server del vero obiettivo: ad esempio la rete di un fornitore per accedere alla rete dell’azienda target dell’attacco.
Lo smart working ha esacerbato il fenomeno
Il problema ovviamente si è ingrandito con la diffusione del telelavoro in conseguenza della pandemia. Se anche le reti aziendali sono protette, meno lo sono i computer che i dipendenti utilizzano per lavorare da casa. “Un tema delicato tanto più per l’avvocatura – commenta il Presidente del COA Roma Antonino Galletti – perché nel caso dello studio legale si intreccia con profili di privacy e tutela dei dati sensibili dei nostri assistiti”.
Per questo, in primo luogo, è importante individuare strumenti efficaci per l’autenticazione degli utenti che accedono da remoto alla rete. Inoltre, è necessario come sempre effettuare investimenti tanto nella sicurezza dei computer e dei cloud, quanto nelle assicurazioni professionali per coprire ogni rischio.