Anche quest’anno le regioni hanno firmato provvedimenti in violazione delle norme nazionali ed europee a favore di questa discussa pratica.
Come ogni anno, la stagione venatoria da numerosi provvedimenti regionali, sospesi o dichiarati illegittimi dai TAR, tutti tendenti a ridurre le garanzie che la legge pone a tutela della fauna selvatica. Su 10 ricorsi ai Tribunali amministrativi regionali avviati dal WWF, insieme ad altre associazioni ambientaliste e animaliste, sono ben 8 gli esiti positivi o parzialmente positivi: Calabria, Campania, Liguria, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e Lazio.
Questi numeri confermano la tendenza delle regioni, che sono pronte a violare, anno dopo anno, le norme nazionali ed europee. E non solo: anche a sperperare ingenti somme di denaro pubblico necessario per impegnare i funzionari regionali addetti alla stesura degli atti e per pagare le spese processuali.
Autorizzata anche quest’anno la caccia di specie protette
Un esempio chiaro del disinteresse di alcune regioni verso la conservazione della natura è l’inserimento, anche quest’anno, tra le specie cacciabili del Moriglione della Pavoncella. Questo è accaduto nonostante l’invito del Ministero dell’Ambiente ad escluderle e malgrado le decine di sconfitte ottenute lo scorso anno di fronte ai TAR. Si tratta di due specie di uccelli particolarmente minacciate e protette dall’Unione Europea.
Cacciatori nonostante i lockdown
La pandemia in corso ha inoltre confermato quanto sia forte l’influenza che il mondo venatorio ha sulla politica. Molte regioni “arancioni”, hanno infatti autorizzato gli spostamenti dei cacciatori anche oltre i confini comunali, per esercitare la caccia anche in forma collettiva. Questi provvedimenti, in contrasto con i DPCM emanati dal Governo per arginare la pandemia in corso, hanno creato vere e proprie disparità di trattamento. Da un lato i “normali” cittadini, costretti a rimanere a casa, dall’altro i cacciatori, lasciati liberi di muoversi mettendo a rischio la salute di tutti.
La Sardegna tra le regioni più accondiscendenti verso la caccia
In tre casi particolari la tendenza filo-venatoria delle regioni si è manifestata in tutta la sua assurdità. La Regione Sardegna ha disposto l’apertura della caccia anche in un giorno di “silenzio venatorio” ricevendo un sonoro richiamo da parte del Ministero dell’ambiente.
La Regione Campania ha tentato di estendere la durata del calendario venatorio senza preventivamente ottenere il parere di ISPRA, ricevendo la bocciata del TAR su ricorso del WWF.
Il Presidente ff della Regione Calabria, Nino Spirlì, ha addirittura dichiarato che “grazie ai cacciatori in Calabria non c’è mai stata attività di bracconaggio” dimenticando che si tratta di una tra le regioni con il più alto numero di uccisione di animali protetti d’Europa, come testimoniano le numerose operazioni di polizia.