Una distinzione in senso cronologico caratterizza le chiese giudicali. Si può individuare un romanico iniziale. Collocabile tra il 1050 e il 1150. E caratterizzato dalla presenza di maestranze che provengono da Pisa. Affiancate da quelle lucchesi (come nella chiesa di San Giovanni di Viddalba) e da quelle catalane e provenzali giunte a seguito dei monaci dell’abbazia di San Vittore di Marsiglia (San Saturnino di Cagliari, Sant’Efisio di Nora presso Pula).
Il Romanico iniziale
I giudici sono i locali rappresentanti dell’imperatore bizantino, che nel X secolo si emancipano e creano i quattro regni indipendenti. Per legittimare il proprio potere, hanno bisogno da un lato di ribadire con le iscrizioni greche la loro discendenza dall’autorità suprema di Costantinopoli, dall’altro della protezione papale contro i poteri d’Occidente. Questa la prima distinzione.
I Condaghi
Il termine di origine bizantina “condaghe” definisce l’atto con cui si costituiva una donazione a favore di un ente ecclesiastico. In pratica è passato a designare il codice in cui fu trascritto il complesso di documenti pergamenacei relativi all’acquisizione e all’amministrazione di beni da parte di un monastero.
Il Romanico maturo
Dopo la metà del XII secolo, superato il periodo sperimentale degli inizi, l’architettura romanica sarda entra nella sua fase matura, segnata dallo stretto legame con Pisa. Quest’ultimo sembra farsi esclusivo, anche in ragione della sempre maggiore ingerenza dei mercanti pisani negli affari politici dei giudicati e nell’economia dell’isola.
Il Romanico tardo
Nel 1258 i Pisani insediatisi nel colle cagliaritano di Castello devastano la capitale giudicale di Santa Igia (sulle rive dell’odierna laguna di Santa Gilla) e pongono fine al giudicato di Cagliari. L’anno successivo la morte di Adelasia senza eredi pone fine al giudicato di Torres. Quello di Gallura era già caduto sotto il controllo pisano, per cui resta autonomo solo il giudicato di Arborea. Questa l’ultima distinzione.