Anche i denti risentono della pandemia. No, non c’entrano i sintomi o gli strascichi del covid, bensì l’ansia correlata a lockdown, smart working e distanziamento sociale. Lo conferma l’allarme lanciato dalla Società italiana parodontologia e impiantologia (SIdP), che ha sottolineato come la richiesta di bite, apparecchi ortodontici per proteggere i denti dal digrignamento, sia aumentata del 30% rispetto all’anno precedente. Un dato che arriva dagli Usa, ma che, sottolineano i dentisti della SIdP, non fa eccezione nemmeno in Italia.
Non a caso il motore di ricerca Google ha registrato nelle ultime settimane un’impennata di ricerche con i termini «stringere i denti di notte». Lo ribadisce anche uno studio condotto dagli esperti dell’Università di Tel Aviv pubblicato sul Journal of Clinical Medicine, che hanno visto crescere considerevolmente i casi di bruxismo nei mesi del confinamento.
Ma allora si può parlare di danno collaterale da pandemia? Lo abbiamo chiesto al dott. Giuseppe Cicero, odontoiatra specializzato in parodontologia inserito da Forbes tra i 30 under 30 più influenti in campo medico a livello europeo.
Che cos’è il bruxismo?
«Il bruxismo è una condizione patologica in cui si digrignano involontariamente i denti, sfregando gli elementi dentali dell’arcata superiore contro quelli dell’arcata inferiore. O semplicemente stringendo eccessivamente le mascelle. Abbiamo visto che in questo periodo di pandemia il bruxismo è in aumento e dipende dall’involontaria contrazione di muscoli della masticazione. Ciò ci dimostra come questa condizione sia aumentata da fattori di stress e di ansia. Pensiamo ad esempio allo stress da lavoro a distanza, o l’ansia di perdere o di aver perso il lavoro, la lontananza della propria famiglia o dagli amici».
Cosa c’entrano i denti con lo stress?
«Molte persone tendono a somatizzare lo stress a livello del cavo orale serrando i denti. Ciò a lungo andare potrebbe deteriorare la superficie dentale, ma anche causare fratture, dolore alle mascelle, sensibilità ai denti, emicranie, aumento della mobilità dei denti soprattutto in pazienti che presentano problemi paradontali. Consideriamo che in condizioni normali le arcate dentarie superiore e inferiore si toccano solo durante la masticazione e la deglutizione. Quindi all’incirca una mezz’ora. Mentre in un paziente bruxista i denti sono a contatto dalle 6 alle 8 ore nell’arco della giornata. In termini di consumo di denti, il paziente affetto da bruxismo importante raggiunge in un mese la ‘quota’ di consumo che una persona normale raggiunge in un anno».
Quali sono le cause?
«Tutti gli esperti sono concordi nell’attribuire allo stress e agli stati d’ansia una delle cause principali. Ma non solo, il bruxismo può essere collegato anche alla malocclusione, un non corretto posizionamento dei denti e delle arcate dentali. Esistono due tipi di bruxismo, diurno e notturno. Nel caso dello stress da pandemia sembra essere coinvolto soprattutto quello diurno, da svegli».
Quali segnali non bisogna sottovalutare?
«Può capitare di svegliarsi al mattino con una forte sensazione di fastidio ai denti, con i muscoli mascellare o mandibolare indolenziti. O ancora mal di testa ingiustificato, dolore alle orecchie e alla deglutizione, denti più sensibili del solito al caldo e al freddo, o anche dolori alla colonna cervicale. Sono tutti segnali che potrebbero essere riconducibili al bruxismo. In questi casi è bene rivolgersi allo specialista, perchè alla lunga i problemi possono arrecare danni non solo alla bocca, ma all’intero organismo a partire dalle articolazioni e dai muscoli collegati all’occlusione. Ancora più attenzione va riposta nei pazienti parodontali, ossia in quelle persone che hanno già perso la struttura dell’osso attorno ai denti, perché con il bruxismo si andrebbe ad aumentare la mobilità dei denti arrivandone alla perdita con un effetto domino».
Quali sono le soluzioni?
«Non esiste una terapia farmacologica specifica. Esistono i bite, ma è fondamentale non fare diagnosi da soli usando quelli automodellanti. Bensì rivolgersi ai professionisti per vedere a quale livello la patologia è arrivata e fare i bite su misura. In caso di malocclusione è necessario rivolgersi a un ortodonzista. Se poi, la fonte del problema è lo stress, perché non provare lo yoga, la meditazione o le tecniche di rilassamento? Anche questo può aiutare».
E a proposito di rilassamento e salute orale, sapevi che esiste anche uno yoga della bocca? Consiste nel rilassare i muscoli coinvolti e aiuta ad avere consapevolezza delle proprie attività dentali. Sfoglia la gallery per sapere quali trucchi seguire con i consigli del dott. Marco Martini.