Imdea e lo studio sulla privacy del mondo delle app per il controllo parentale
Il mondo delle app una minaccia per bambini e genitori. Questo il risultato dello studio sulla privacy del mondo delle app per il controllo parentale di Imdea. In breve Imdea, istituti di ricerca spagnoli pubblici e fondati dalla regione di Madrid.
“Ne abbiamo analizzate ben 46 per Android -così racconta Alessandra Gorla, ricercatrice all’Imdea Software Institute-, in particlare nel 75 per cento dei casi contenevano dati condivisi con terze parti. Soprattutto compagnie specializzate in promozioni, social media e servizi di analisi“. Alessandra Gorla è una delle firmatarie del rapporto realizzato con i colleghi Álvaro Feal e Narseo Vallina-Rodríguez dell’Imdea e Carmela Troncoso dello Spring Lab Epfl di Losanna.
Internet comprende contenuti potenzialmente dannosi per i bambini, iniziando da quellii violenti che sono facilmente accessibili. Il ruolo delle app per il controllo parentale dovrebbero in teoria metterli al riparo e in parte lo fanno. In realtà condividono anche leinformazioni personali andando contro lo stesso Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (Gdpr) in vigore in Europa.
“Il 67 per cento delle applicazioni analizzate comunica a terzi dati privati senza il consenso dell’utente, spiega la Gorla”. “Non solo. Abbiamo fatto un’analisi di tutti i contratti -continua-, dove dovrebbe esser scritto in modo esplicito cosa fanno e invece circa la metà menziona solo parzialmente cosa trasmettono all’esterno. In sei casi non è nemmeno impiegato un sistema crittografico: i dati sensibili sono inviati in chiaro senza alcuno scudo”.
Concludendo possiamo dire che le 46 app analizzate sono divise in due categorie: la prima pensata per far sapere ai genitori cosa avviene sullo smartphone dei propri figli; alla seconda appartengono invece i servizi che permettono di bloccare le chiamate di un dato numero o vietare la visita a determinati siti web.