Il revenge porn è la diffusione sul web di immagini o video privati a sfondo sessuale. A scopi vendicativi e senza il consenso della persona ritratta. La nozione è ormai di uso tristemente comune. Complice il moltiplicarsi di episodi di “vendetta porno” ai danni di innumerevoli vittime. Uomini e (prevalentemente) donne, che si sono ritrovate violati nella loro sfera intima. E hanno visto la propria immagine diffondersi in maniera “virale”. Senza averlo mai concesso o, addirittura, dopo essere state immortalati a loro insaputa.
La cronaca ha dimostrato come a perpetrare il ricatto sessuale siano soprattutto persone legate alla vittima da un rapporto sentimentale (coniugi, compagni/e, fidanzati/e). Questi agiscono in seguito alla fine di una relazione per “punire”, umiliare o provare a controllare gli ex. Facendo uso delle immagini o dei video in loro possesso.
Può trattarsi, ad esempio, di selfie scattati dalla stessa vittima e inviati all’ex partner. Oppure di video e fotografie scattate in intimità con l’idea che dovessero rimanere nella sfera privata. Oppure, addirittura, di scatti e riprese avvenuti di nascosto, senza che una delle parti ne fosse consapevole.
La condivisione di tali immagini, che può avvenire in rete, ma anche attraverso e-mail e cellulari, conduce a un risultato aberrante per le vittime: umiliazione, lesione della propria immagine e della propria dignità, condizionamenti nei rapporti sociali e nella ricerca di un impiego.
Molte vittime di revenge porn hanno riferito agli psicologi che l’impatto della diffusione su larga scala di immagini scattate privatamente può essere paragonato a quello di una vera e propria violenza sessuale.
Il fenomeno, purtroppo, ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni anche in Italia dove gli episodi di vendetta pornografica hanno talvolta assunto contorni drammatici, risolvendosi nella morte delle vittime, esasperate dalla situazione creatasi a seguito della diffusione dei proprio video o scatti privati.