Il merito moderno di consacrarlo come santo patrono degli innamorati è da attribuire a Geoffrey Chaucer, l’autore dei “Racconti di Canterbury“
San Valentino è ormai alle porte, il 14 febbraio 2021 sarà la prima festa degli innamorati dell’era Covid. Quest’anno cadrà di domenica e coinciderà con il carnevale. In tempo di restrizioni si presenta come il giorno ideale per un romantico weekend a due che prevederà “un pranzo a lume di candela“. La meta ideale potrebbe essere la montagna sia per le coppie sportive che per concedersi una pausa di relax e benessere insieme al proprio partner. A condizione che siano rispettati i comportamenti da seguire per l’emergenza sanitaria.
La tradizione di San Valentino risale all’epoca romana nel 496 d. C., in particolare fu istituita da papa Gelasio I, andando a sostituirsi alla precedente festa pagana dei lupercalia, presumibilmente anche con lo scopo di cristianizzare la festività romana. Alla sua diffusione, soprattutto in Francia e in Inghilterra, contribuirono i Benedettini, attraverso i loro numerosi monasteri.
In realtà il merito moderno di consacrarlo come santo patrono degli innamorati è da attribuire a Geoffrey Chaucer, l’autore dei “Racconti di Canterbury” che alla fine del ‘300 scrisse, in onore delle nozze tra Riccardo II e Anna di Boemia, “The Parliament of Fowls“, un poema in 700 versi che associa Cupido a San Valentino. Questa tradizione è particolarmente legata al mondo anglossassone. Dal Regno Unito è arrivata negli Stati Uniti, dove nel corso dei secoli è stata istituzionalizzata e commercializzata.
Nei paesi anglosassoni la parola “valentina” indica le lettere d’amore che si scambiano il 14 febbraio i fidanzati e le coppie sposate. Anche se la prima testimonianza è un documento scritto in francese: ovvero una lettera in cui il duca e poeta Carlo d’Orléans, detenuto nella Torre di Londra dopo la sconfitta alla battaglia di Agincourt nel 1415, si rivolgeva alla moglie chiamandola con quel nome.