Clubhouse: un nuovo pericoloso competitor per la radio e per i podcast o un provvidenziale alleato per l’interazione con pubblico?
In soli dodici mesi di esistenza la app Clubhouse ha già raggiunto la valutazione di quasi un miliardo di dollari e sta iniziando a spopolare anche in Italia. Clubhouse è stata lanciata nel marzo 2020 come un “luogo per condividere conversazioni con amici ed altre persone interessanti nel mondo”. La mente dietro Clubhouse è quella di Paul Davison, uno sviluppatore che aveva già creato Highlight.
L’accesso è a invito.
Le stanze di ClubHouse
Occorre dunque scaricare la app e attendere che qualche utente esistente ci nomini (ciascun utente ha a disposizione solo due inviti).
La catena degli invitati è pubblica, pertanto se in una stanza entrasse un elemento disturbatore è possibile risalire a chi lo ha invitato, a chi a sua volta ha invitato l’invitante, ecc. Insomma, attenzione a chi si invita per evitare cattive figure…
La qualità del suono è buona e tarata per contenuti parlati (sono attivi i consueti algoritmi anti-rumore e di esaltazione della voce). Ottima la latenza (tempo che intercorre tra quando si parla e quando gli altri sentono), che risulta incredibilmente contenuta.
Modelli Radiofonici
Le conversazioni avvengono in stanze. Una stanza può avere un soggetto; ma in generale è definita da chi sta parlando. Le pagine di profilo sono generalmente molto scarne e in ogni caso free form. Non ci sono campi prestabiliti da riempire (quali religione, preferenze politiche, relazioni familiari, tipici di Facebook).
Su Clubhouse abbiamo trovato almeno una rassegna che pensiamo possa darci un’idea su come si possa evolvere questo format: Grazie a Clubhouse infatti il conduttore può dare la parola ad altri co-conduttori, specializzati nei vari settori verticali, rendendo potenzialmente la conduzione più interessante. Inoltre gli “ascoltatori” possono a loro volta intervenire, con domande o approfondimenti. Restando in campo italiano, abbiamo preso parte ad una room dove :alcuni conduttori radiofonici parlavano di se stessi.
Mentre non siamo riusciti ad ascoltare nulla dalla auto-dichiarata prima radio italiana in diretta su Clubhouse, in quanto probabilmente è live solo in determinati momenti della giornata. Questa radio conta ad oggi 64 followers.
Lunedì 8 febbraio abbiamo anche avuto modo di assistere ad un momento per così dire storico: nella stanza Clubhouse is revolutionary. How do we protect it? stava intervenendo un’attivista di Hong Kong (che aveva chiesto di non effettuare screenshot del suo profilo) proprio nel momento in cui il regime cinese bloccava la app in Mainland China (ovvero la Cina ad esclusione di Hong Kong e Macau) con conseguente costernazione da parte degli altri partecipanti.
Ultime considerazioni
Da un primo ascolto ci pare che – se sopravviverà – difficilmente Clubhouse potrà risultare un’alternativa ad una radio musicale.
Ma senza dubbio potrebbe diventare un’alternativa alle radio talk verticali (pensiamo alle radio dedicate al calcio, ad esempio) e soprattutto ai podcast. Dopo aver partecipato a qualche stanza tematica la tecnologia dei podcast – sostanzialmente unidirezionale – appare infatti improvvisamente superata.