Per questo motivo, ogni anno tante infermiere si trasferiscono all’estero in cerca di migliori fortune. Pochissime le iscritte a lauree STEM.
La pandemia ha riportato all’attenzione pubblica l’importanza della professione infermieristica, fondamentale per l’eroico contributo alla battaglia in prima linea contro il Covid-19. Tuttavia, in Italia i salari degli infermieri sono tra i peggiori in Europa (1400 euro di media), e le donne sono le più penalizzate.
Il commento del presidente Nursing Up
«I dati Istat di febbraio 2021 sono impietosi: e ci raccontano che le donne della sanità italiana sono tra le peggio pagate in Europa. Si è aggravata a vista d’occhio la loro situazione di precariato […]. [Nonostante si collochino] palesemente tra le categorie peggio retribuite in Europa, rispetto a competenze che vedono, invece, pochi eguali». Parole di Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up.
Donne, infermiere, simbolo di coraggio e professionalità, sempre più penalizzate e vittime di un gap enorme che il nostro Paese vive rispetto alle altre realtà europee.
Non solo sottopagate: le infermiere italiane sono anche in netta minoranza rispetto ai colleghi uomini
Secondo una ricerca della Fondazione Deloitte, quasi un’azienda su quattro (23%) non trova i profili professionali Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) di cui ha bisogno. In più, in Italia solo il 18% delle ragazze sceglie corsi di laurea STEM, cosa che logicamente rende loro ancor più arduo battere la concorrenza. Quest’ultimo dato è in linea con i trend europei e mondiali (nel mondo, meno di 4 laureati su 10 nelle materie STEM sono donne).
Guardando al contesto più generale, fa pensare il fatto che in Italia il 58,7% degli iscritti all’università siano donne, ma che le materie scelte siano di solito umanistiche. Il problema è stato trattato anche nel corso della Giornata Internazionale per le donne e le ragazze nella scienza (11 febbraio).
Questi numeri rappresentano un grande paradosso, in un Paese con un tasso di disoccupazione femminile elevatissimo e un bisogno crescente di competenze tecniche e scientifiche.
Le poche opportunità portano alla fuga all’estero
“Tra i corsi di Laurea – continua De Palma – senza dubbio quello in infermieristica ha acquisito sempre più appeal nei confronti dei giovani […]. Ma i problemi si presentano dopo l’acquisizione della Laurea, quando le nostre infermiere sono spesso costrette a lasciare l’Italia, per cercare altrove quel contratto dignitoso e valorizzante che qui non ancora esiste”.
“Insomma le infermiere italiane sono ingabbiate tra disoccupazione e precariato e vengono retribuite molto meno rispetto a tanti altri paesi Europei […]. Non è quindi un caso, che tra le ‘fughe’ di infermieri dall’Italia, verso nazioni come Inghilterra e Germania, ci siano sempre giovani più donne”, conclude De Palma.