Crollo delle popolazioni bantu in Africa tra 400 e 600 d. C. forse avvenuto per epidemia di peste
Secondo un nuovo studio apparso su Science Advances, tra 1600 e 1400 anni fa c’è stato un forte crollo delle popolazioni di lingua bantu; tali popolazioni vivevano nell’area della foresta pluviale del Congo e questo spopolamento deve essere stato causato da un’epidemia prolungata, forse di peste.
Antiche popolazioni di sette paesi africani
Lo studio prende in considerazione le antiche popolazioni di sette paesi africani. Tra i vari paesi troviamo Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo, Gabon, Guinea Equatoriale e Angola e conferma che l’insediamento in queste aree da parte delle popolazioni di lingua bantu è stato un processo molto lungo, cominciato più di 4000 anni fa, un processo che subì delle grosse pause, a parte l’epidemia di cui sopra, poi solo nel periodo della colonizzazione e della tratta degli schiavi.
Tra il 400 e il 600 d. C. c’è stato un notevole crollo della popolazione
L’archeologo Dirk Seidensticker della UGent, uno degli autori principali dello studio, ha usato varie tecniche, tra cui la datazione al radiocarbonio di vari reperti, soprattutto di natura ceramica, recuperati da centinaia di siti in tutta l’area della foresta pluviale del Congo, per dimostrare che tra il 400 e il 600 d. C. c’è stato un notevole crollo della popolazione nell’area.
Diffusione di popolazioni bantu unica per grandezza
La diffusione delle genti di lingua bantu cominciò al confine tra l’attuale Nigeria e l’attuale Camerun e proseguì poi verso l’Africa orientale e meridionale. Questa rapida diffusione viene considerata come unica per la grandezza stessa delle popolazioni e la velocità con cui si sono adattate a livello geografico. Proprio per questo, oggi, le lingue bantu rappresentano la più grande famiglia linguistica dell’Africa tanto che un africano su tre all’almeno una lingua bantu.
Batterio Yersinia pestis
Secondo Wannes Hubau, ricercatore della Wannes Hubau e della RMCA Tervuren, l’altro autore principale dello studio, ritiene che questo drastico collasso della popolazione è parallelo all’avvento di condizioni climatiche più umide nella regione e ciò potrebbe essere collegato alla diffusione di una malattia epidemica, provocata proprio da questo cambiamento ambientale: “Notiamo l’ampia coincidenza tra il forte declino demografico nella foresta pluviale del Congo e la peste di Giustiniano (541-750 d.C.), che è considerata uno dei fattori che hanno portato alla caduta sia dell’Impero Romano che dell’Impero Aksumita in Etiopia.
Potrebbe aver ucciso fino a 100 milioni di persone in Asia, Europa e Africa”, spiega il ricercatore secondo il quale proprio il batterio Yersinia pestis potrebbe essere considerato come uno dei fattori principali di questa lunga epidemia.
Ancora diffuso un ceppo particolare di questo batterio
Una prova risiederebbe nel fatto che oggi, proprio in queste aree (Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Kenya e Uganda) è ancora diffuso un ceppo particolare di questo batterio che è considerato come il ceppo vivente più antico collegato al batterio che ha causato la peste nera in Europa nel XIV secolo.
“Consideriamo quindi una prolungata pandemia di peste un’ipotesi plausibile per il declino della popolazione sovraregionale osservato nell’Africa centrale del V-VI secolo”, spiega ancora il ricercatore.